Gli scienziati hanno avanzato alcune ipotesi per spiegare questo insolito fenomeno.
Strisce contrastanti
La NASA ha analizzato un insolito rilievo su entrambe le sponde del Marcha. Le immagini satellitari presentavano insoliti motivi sulla superficie terrestre circostante le alture.
Stretti cerchi concentrici partivano dalla cima dell’altura e scendevano lungo le sue pendici. Tuttavia, più si avvicinavano alla sponda del fiume, meno distinguibili si facevano questi motivi.
I ricercatori hanno ripreso in mano tutte le immagini di quest’area prodotte a partire dal 2013 quando fu mandato in orbita il satellite Landsat 8 e hanno scoperto che a seconda della stagione questi motivi cambiano leggermente. Ad esempio, d’inverno si notano maggiormente.

Terreni perennemente freddi
Una delle possibili spiegazioni di questo fenomeno è il permafrost. In quest’area dell’altopiano mediosiberiano dove scorre il Marcha il permafrost arriva a 1500 m. D’estate piccole porzioni di permafrost si sciolgono per un breve lasso di tempo e poi gelano nuovamente creando sulla superficie dei rilievi ondiformi, il cosiddetto suolo poligonale.
Tra l’altro gli autori dell’articolo pubblicato sull’Earth Observatory della NASA osservano che di norma i terreni poligonali hanno un aspetto leggermente diverso e non presentano spirali così evidenti.Secondo gli scienziati, è molto probabile che sulle sponde del Marcha per via della crioturbazione (ossia, il periodico scioglimento e congelamento) si mescolino diversi strati di terreno.
La sfumatura del suolo artico (più luminosa o più scura) dipende dal rapporto tra materiale organico e minerali. I motivi si formano anche grazie al sottobosco, ai muschi e ai licheni.
Un altro probabile fattore in gioco è l’erosione. Ciò che vediamo nelle immagini è simile alle rocce sedimentarie. Le strisce più scure si concentrano nelle alture, mentre quelle più chiare nelle aree pianeggianti. D’inverno queste strisce sono più visibili dal satellite, sostiene Thomas Crafford of dello US Geological Survey.
Ghiaccio e fiamme
Gli esperti russi hanno un’altra idea. Aleksey Ivanov, vicedirettore scientifico dell’Istituto di ricerca sulla crosta terrestre in seno alla RAN, ha spiegato a Sputnik che le ipotesi pubblicate sul sito della NASA non gli sembrano verosimili.
“I ricercatori americani parlano di permafrost. Chiaramente in quell’area il permafrost c’è, ma la questione non lo riguarda. In quest’area della Siberia 250 milioni di anni fa spesso eruttavano i cosiddetti vulcani scudo. La lava arrivò fino a molto lontano colata dopo colata. Col tempo per via dei fenomeni atmosferici si venne a creare un rilievo stratificato che in geologia si definisce trappo dalla parola svedese che significa scala. Ogni striscia dell’immagine rappresenta il confine di uno o più colate laviche”, osserva lo studioso.Rilievi analoghi sono presenti anche fuori dalla Siberia. Ad esempio, in India vi sono i trappi del Deccan, mentre in America meridionale i trappi del Paraná-Etendeka. In verità, i vulcani in queste zone eruttarono molto più tardi rispetto alla Siberia, circa 65 e 130 milioni di anni fa.
I trappi siberiani, invece, erano attivi alla fine del Permiano e all’inizio del Triassico quando, secondo gli scienziati, si verificò la maggiore estinzione di animali della storia.
Come dimostra l’analisi dei sedimenti delle rocce vulcaniche nell’area del fiume Tunguska (anche questo territorio rientra nell’area dei trappi siberiani), la lava ha surriscaldato le rocce sedimentarie provocando l’emissione nell’atmosfera di gas serra in quantità tale da provocare l’estinzione della quasi totalità degli esseri viventi terrestri. Questo fu uno dei momenti chiave dell’evoluzione del nostro pianeta.
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