Gli scienziati di un team internazionale guidato dall'Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone e dall'Istituto Accademia Sinica di Astronomia e Astrofisica (ASIAA), ipotizzano che le stelle massicce dell'universo primordiale potrebbero essere le progenitrici di quelli che ora sono noti come buchi neri supermassicci, lo riporta Phys.Org.
La teoria sviluppata dal team afferma che i "semi" dei buchi neri supermassicci si siano formati dopo l'esplosione delle prime stelle massicce nell'universo primordiale, continuando poi ad accumulare il gas che li circondava prima di finire come SMBH.
"Potrebbe esserci un piccolo numero delle prime stelle dell'universo primordiale con decine di migliaia di masse solari. È probabile che siano i progenitori dei buchi neri supermassicci nelle galassie. Perché più massiccio è il seme del buco nero, più efficiente è la sua capacità di ingoiare la materia circostante. I buchi neri non hanno bisogno di mantenere un alto tasso di accrescimento per crescere rapidamente”, ha detto Ke-Jung Chen di ASIAA Taiwan.
Secondo i ricercatori, ci si aspetta "una supernova estrema" da una stella così massiccia che si crede sia una progenitrice di un buco nero supermassiccio. Secondo quanto riferito, potrebbe essere osservato dal James Webb Space Telescope (JWST) che sarà lanciato entro la fine del 2021.
Come si formano effettivamente i buchi neri supermassicci, è la domanda che si pongono gli scienziati da sempre, poiché non è stata ancora raggiunta una conoscenza chiara al riguardo. Gli SMBH raggiungono masse fino a dieci miliardi di volte quella del nostro Sole e, secondo alcune prove osservative, esistono nei centri di quasi tutte le grandi galassie, inclusa la Via Lattea.
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