Il prossimo 6 marzo passerà ad una distanza di tutta sicurezza: 0,11 unità astronomiche, vale a dire circa 16 milioni di chilometri considerato che una unità astronomica corrisponde, la distanza tra Terra e Sole, è di circa 150 milioni di chilometri.
Non sarà neppure possibile vederlo a occhio nudo, serviranno i telescopi, anche se basteranno quelli amatoriali.
Il problema è un altro
Il problema è che il prossimo passaggi ravvicinato, quello sì sarà veramente ravvicinato. Talmente ravvicinato che Apophis passerà in mezzo all’orbita Terra-Luna.
Quanto esattamente gli scienziati stanno ancora calcolando, ma se consideriamo che la distanza tra noi e il nostro satellite naturale è di soli 384mila chilometri, vediamo che ci sarà una bella differenza.

Neppure allora le probabilità di impatto saranno molto alte. Stime iniziali, alla scoperta di questo oggetto spaziale, nel 2004 parlavano di probabilità veramente inquietanti: il primo rapporto NASA del 24 dicembre 2004 indicava una probabilità d'impatto di "1 su 300 circa", un dato che venne ampiamente diffuso dai media e fece molto scalpore.
Attualmente le probabilità di impatto calcolate per il passaggio dell’aprile 2029 sono estremamente più rassicuranti, siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia. Ma c’è un problema.
Il ‘buco’ nella serratura gravitazionale del 2029
Il problema è che quando nell’aprile del 2029 passerà tra Terra e Luna, sarà talmente vicino non solo da essere ben visibile a occhio nudo, ma la sua orbita verrà influenzata dalla nostra attrazione gravitazionale.
Questo potrebbe sballare tutti i calcoli degli scienziati e portare l’asteroide in un’orbita di risonanza con la Terra, rendendo più probabili impatti futuri. Rusty Schweickart, ex astronauta e presidente della Fondazione B612 (ente no profit che si occupa di prevenzione dagli impatti con asteroidi), nel 2005 chiese formalmente alla NASA uno studio specifico e una missione per piazzare un trasponder sull’asteroide, perché dopo il passaggio del 2029 questi avrebbe potuto prendere un traiettoria molto poco rassicurante.
Pare infatti che, se malauguratamente, nel 2029 Apophis approssimandosi alla Terra dovesse passare in una ridottissima regione dello spazio, per altro compresa nel delta delle probabilità della sua orbita, larga non più di 600 metri, potrebbe venire deviato in modo tale da piombarci proprio addosso ai passaggi successivi del 14 aprile 2026 o in quello del 2068.
Probabilità non altissime e comunque difficili da calcolare, il prossimo passaggio del 6 marzo potrebbe servire agli scienziati anche per calcolare meglio le traiettorie e rifare i calcoli, il punto è che Apophis è un giuggiolone roccioso de 370 metri di diametro.
Che danni farebbe Apophis se colpisse la Terra
I danni da impatto con oggetti di questo tipo dipendono non solo dalla massa e dalla velocità (in questo caso 12,59 km/s = 45.324 km/h) ma anche dall’angolo di impatto e, ovviamente, dal punto della superficie che viene colpito. Al di là delle approssimazioni, e tenendo per buona l’ultima stima fatta dagli scienziati, si potrebbe dire che l’impatto di Apophis sprigionerebbe un’energia pari ad almeno 870 megatoni.Praticamente 65.500 bombe di Hiroshima. Per fare un confronto, nell'impatto che ha generato il Meteor Crater dell’Arizzona, (cratere di Barringer) si stima sia stata liberata un'energia pari a circa 10-20 megatoni, l'eruzione del vulcano Krakatoa nel 1883 ha approssimativamente generato l'equivalente di 200 megatoni, mentre la Bomba Zar, il più potente ordigno nucleare mai fatto esplodere, ha liberato un'energia pari a 50 megatoni.
In pratica verrebbe sprigionata l’energia sufficiente a far sparire un’intera nazione di medie dimensioni o provocare uno tsunami a livello globale in caso venisse colpito un oceano. Gli esperti sostengono che non sarebbe tuttavia sufficiente a provocare effetti globali permanenti o estinzioni di massa.
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