Per ogni nuova generazione di smartphone, tablet e simili dispositivi intelligenti le case produttrici predispongono nuovi pannelli che proteggono lo schermo dai danni di natura meccanica. Rivestimenti resistenti, pellicole oleofobiche e la complessa geometria superficiale inducono a trovare soluzioni di compromesso.
Plastica resistente e vetro Gorilla
Tradizionalmente gli schermi dei dispositivi mobili venivano coperti da uno strato in plastica. Durante tutti gli anni 2000 la plastica è stato il materiale principale, anche con l’avvento dell’era dei display touch e degli smartphone. Inoltre, gli schermi touch resistivi, noti a molti per i computer palmari di Windows e per gli smartphone Symbian OS, non potevano esistere senza una membrana flessibile in plastica.
Creating glass is like being a master chef. Scientists can construct a nearly infinite menu of new glasses by combining different elements, in varying ratios, with silica.#CorningGorillaGlass #TougherTogether pic.twitter.com/z4OBDwzzvz
— Corning® Gorilla® Glass (@corninggorilla) October 19, 2020
Tutto cambiò nel 2007 quando arrivarono gli iPhone con lo schermo tattile capacitivo (a onor del vero, pioniere in tal senso fu comunque l’LG Prada). Questa tecnologia si basa sulla corrente alternata. Lo schermo capacitivo può essere realizzato sia in plastica sia in vetro. Ma il vetro utilizzato nel primo iPhone si radicò nella percezione degli utenti come un materiale di qualità superiore.
Ad ogni modo, per lungo tempo la plastica non cedette il passo al vetro. Infatti, è più raro che si rompa e comporta minori costi. Tuttavia, rimane un problema: i pannelli polimerici si graffiano e lo smartphone perde la sua immagine commerciale.L’apogeo dello sviluppo di schermi tattili compositi fu costituito dai prodotti ShatterShield dell’americana Motorola. Questa tecnologia prevedeva l’impiego di 5 strati: uno strato in alluminio, una matrice AMOLED flessibile, un sensore tattile e due pannelli in plastica protettiva. Di fatto questi schermi sono impossibili da distruggere. Ma nemmeno loro sono immuni ai graffi e questo fece cadere ben presto gli ShatterShield nel dimenticatoio.
Oggi sul mercato vi sono anche altri produttori di questo vetro resistenti per dispositivi elettronici, come la giapponese Asahi Glass. Il principio, tuttavia, è il medesimo: si tratta di pannelli resistenti agli agenti chimici all’interno dei quali si tenta di mantenere l’equilibrio tra resistenza e durezza.
Durezza e resistenza
Può sembrare che i due termini siano sinonimi, ma non è proprio così. La durezza del vetro è la sua capacità di resistere all’interazione con un materiale più duro.
Tuttavia, ad esempio, le lame di coltelli in acciaio inox nella scala di Mohs presentano 5,5 punti, mentre le monete solo 3. Dunque, gli oggetti in metalli non sono effettivamente in grado di graffiare uno smartphone. È proprio questo che amano dimostrare le case produttrici cinesi di dispositivi nei filmati promozionali: un gigantesco coltello non lascerà, infatti, alcun segno sullo schermo.
La durezza, però, non è sinonimo di resistenza. Maggiore è la superficie di un sottile pannello in vetro, più facile sarà romperlo.
In questo senso, il principale pregio dei vetri degli smartphone moderni è l’equilibrio tra durezza e resistenza.
Chi è il colpevole e cosa fare
Gli smartphone cadono spesso, talvolta l’urto colpisce lo schermo e non vi sono protezioni. Il vetro, per quanto resistente possa essere, si rompe. E le case produttrici hanno persino complicato la situazione utilizzando negli ultimi anni display dal vetro ricurvo: questa complessa geometria non contribuisce a incrementare la resistenza del pannello in vetro.
Dunque, sorprendono le crepe che talvolta si formano sullo schermo già solo qualche giorno dopo l’acquisto di uno smartphone. Dopotutto gli oggetti metallici non sono in grado di danneggiare lo schermo. Oppure sì?
Il vetro di per sé è più duro di una moneta. Ma la pellicola oleofobica no. Il film che ricopre il vetro serve perché le dita scorrano senza sforzo, le impronte digitali si cancellino facilmente e qualsiasi liquido scorra via facilmente. Lo strato olefobico è sottile e con il tempo si rovina. Anche se il suo stato può essere migliorato, inevitabilmente sullo schermo si formeranno le caratteristiche crepe che potrebbero essere scambiate per danni allo schermo. Invece, i danni sono sul rivestimento.Ma comunque continua ad essere facile graffiare lo schermo. Ad esempio, questo è possibile per via dell’abitudine di posizionare il telefono sul tavolo con lo schermo rivolto verso la superficie. Nella polvere solitamente vi sono piccolissime particelle di sabbia che esercita un’azione abrasiva sul vetro. Della sabbia si può trovare anche in borse o tasche sporche.
Le cover a libro sono sempre meno alla moda e questo è un bene perché la parte superiore di queste cover non fa altro che facilitare l’azione della sabbia sul vetro. Per non parlare poi dei gioielli: le pietre preziose sono chiaramente più dure del vetro e possono facilmente graffiare lo smartphone.
Le case produttrici riconoscono parzialmente il problema del vetro e anche nei modelli di punta sta tornando un accessorio quasi dimenticato, la pellicola protettiva che viene applicata sullo schermo già in stabilimento. Ma la protezione più efficace al momento è il vetro protettivo che ripara dai graffi e aumenta significativamente le possibilità che lo schermo sopravviva in caso di caduta.
Cliccando sul bottone "Pubblica", conferisce il proprio pieno consenso all'utilizzo dei dati del proprio account Facebook perchè le venga data la possibilità di commentare le notizie sul nostro sito mediante l'utilizzo di questo account. Può consultare nel dettaglio le modalità di utilizzo dei dati nella sezione Informativa sull’utilizzo dei dati personali.
Può ritirare il proprio consenso cancellando tutti i commenti che ha scritto.
Tutti i commenti
Mostra nuovi commenti (0)
In risposta (Mostra commentoNascondi commento)