L'arrivo in Siberia, migliaia di anni fa, di un batterio che causa la peste, Yersinia pestis, potrebbe aver inferto un duro colpo alla popolazione della regione, riporta Science news, citando un nuovo studio pubblicato su Science Advances il 6 gennaio.
Lo studio, condotto da un team guidato da due genetisti evoluzionisti dell'Università di Stoccolma, Gulşah Merve Kilinç e Anders Gotherstrom, ha implicato l'estrazione di DNA da resti scheletrici precedentemente scoperti nella Siberia orientale.
La successiva analisi di questi campioni ha portato alla scoperta di Yersinia pestis, in due antichi abitanti della Siberia; uno degli infetti visse circa 4.400 anni fa, mentre l'altro risaliva a circa 3.800 anni fa.
I ricercatori hanno inoltre stabilito che la diversità genetica nei campioni che hanno studiato "forse è il risultato del collasso della popolazione", come sottolinea il media.
Gotherstrom, tuttavia, ha sottolineato che non è ancora chiaro come i batteri che hanno scoperto siano arrivati in Siberia o se abbiano effettivamente causato "infezioni diffuse e morte".
Hendrik Poinar, un genetista evoluzionista della McMaster University in Canada che non ha partecipato allo studio in questione, ha anche sostenuto che gli antichi siberiani potrebbero essere stati infettati da un tipo non virulento di Yersinia pestis che "non avrebbe ucciso abbastanza persone da alterare la struttura genetica dei siberiani".
Ha inoltre osservato che i dati genetici di solo due individui sono semplicemente insufficienti per confermare se fossero portatori del ceppo patogeno del batterio.
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