Un articolo sull’argomento è stato pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases.
Le autorità cinesi hanno segnalato per la prima volta misteriosi casi di polmonite a Wuhan, infezione che si è rivelata essere stata causata dal nuovo coronavirus, il 31 dicembre 2019. Negli Stati Uniti, il primo caso confermato di COVID-19 è stato segnalato il 20 gennaio 2020, in un residente dello stato di Washington, da poco arrivato dalla Cina.
I ricercatori del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno analizzato oltre 7.000 campioni di sangue donati raccolti dalla Croce Rossa americana in nove stati tra il 13 dicembre 2019 e il 17 gennaio 2020. Tra essi 106 campioni sono risultati positivi agli anticorpi contro SARS-CoV-2: 39 in California e altri 67 in Connecticut, Iowa, Massachusetts, Michigan, Rhode Island e Wisconsin.
Gli autori della ricerca hanno effettuato ulteriori test per escludere la reattività incrociata di anticorpi verso altri virus e hanno scoperto che gli anticorpi rilevati corrispondono proprio a SARS-CoV-2.
Nonostante ci fossero possibili test risultati falsi positivi, si può affermare con sicurezza che all'inizio di dicembre il virus circolava già negli Stati Uniti, affermano gli scienziati.
"I risultati suggeriscono che il COVID-19 potrebbe essere arrivato negli Stati Uniti prima del dicembre 2019, prima di quanto si ipotizzasse", scrivono gli autori dell'articolo.
I virologi ritengono che la presenza di anticorpi nel sangue non dimostra che una persona fosse malata in quel momento, ma che abbia avuto contatti con il virus in passato.
Esistono dati, secondo cui il virus circolava in Cina già nel novembre 2019.
Precedenti studi retrospettivi anche in Italia e Francia avevano trovato anticorpi contro SARS-CoV-2 in campioni di sangue raccolti da residenti di questi paesi all'inizio di dicembre 2019.
Gli scienziati intendono procedere con la ricerca, contattando persone il cui sangue ha mostrato la presenza di anticorpi in modo che forniscano informazioni riguardo ipotesi di viaggio verso la fine del 2019 e se avessero avuto dei sintomi simili a COVID-19. Inoltre, gli autori sperano di trovare campioni di tessuto, saliva o sangue di queste persone risalenti a quel periodo per effettuare i test per la presenza di materiale genetico del virus SARS-CoV-2.
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