"Lo sa solo il computer, che codifica tutto. Ad ogni persona viene assegnato un codice", ha spiegato a Sputnik il direttore del centro Gamaleya Alexander Ginzburg. Spiega che questo codice esclude la possibilità di somministrare un vaccino a un volontario una volta e un placebo la seconda volta e viceversa.
Secondo gli specialisti del centro, solo dopo aver completato i test i volontari sapranno cosa è stato loro somministrato.
Vaccino russo Sputnik V
Lo scorso agosto il ministero della Sanità russa ha registrato il primo vaccino al mondo contro COVID-19, sviluppato presso il Centro Gamaleya. È prodotto in collaborazione con il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti.
Secondo gli sviluppatori, lo schema a doppia iniezione consente di generare un'immunità fino a due anni al coronavirus SARS-Cov-2.
Gli studi clinici post-registrazione per "Sputnik V" sono iniziati a Mosca il 7 settembre e i primi volontari sono stati vaccinati nei giorni successivi. Complessivamente 40.000 persone prendono parte a questa fase di sperimentazione. Di questi circa 10mila riceveranno un placebo, necessario per testare l'efficacia del vaccino.
Più di 50 Paesi in Medio Oriente, Asia, America Latina ed Europa hanno richiesto il vaccino russo anti-Covid del Centro Gamaleya.
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