La sonda Cassini concluse la sua proficua missione con un colpo teatrale finale il 15 settembre 2017, andandosi a disintegrare, come programmato, nell’atmosfera di Saturno, il pianeta che aveva studiato per 13 anni. Lanciata il 15 ottobre 1997, entrò nell’orbita di Saturno il 1mo luglio 2004 con il compito di studiare il pianeta e il suo sistema, comprese lune e anelli.
Prima di concludere la sua missione con lo spettacolare sacrificio, necessario anch’esso a raccogliere dati (sull’atmosfera del pianeta) la sonda inviò ai laboratori sulla Terra una quantità enorme di informazioni. Man mano che gli scienziati le hanno elaborate, è maturato anche l’interessa in particolare per una delle lune del sistema Saturno – Encelado.
La particolarità di Encelado
È stato notato che questa piccola luna (500 km di diametro), la sesta in ordine di grandezza dei 62 satelliti naturali confermati del pianeta, è ricoperta da una coltre di ghiaccio. Nulla di strano fin qui, se non che, al suo Polo Sud, sono stati rilevati dei ‘geyser freddi’. Cioè sono stati osservati alti pennacchi di vapore acqueo sparati nello Spazio e subito congelati. Enormi spruzzi di aerosol congelati in pratica, un fenomeno chiamato criovulcanismo. Questo ha fatto pensare agli astronomi, agli esobiologi (scienziati che studiano le potenziali forme di vita su altri corpi celesti) e, soprattutto, a tutti coloro che al mondo, professionisti o no, sparano di venire a conoscenza di forme di vita aliene, che Encelado possa essere un habitat possibile per alcuni tipi di microrganismi extraterrestri.
Enceladus, a world that contains a salty liquid ocean underneath its crust 🌊
— Jasmine 🌌🔭 (@astro_jaz) September 19, 2020
Hopefully we can explore the outer moons of the Solar System one day and find the secrets for life. pic.twitter.com/EsiceESFWj
L’ipotesi era che se venivano spruzzati nello Spazio getti di aerosol ghiacciato, evidentemente questo doveva venire generato da vapore acqueo sottostante. Da qui due conclusioni – sotto la crosta ghiacciata ci potrebbe essere un oceano liquido – questo oceano potrebbe essere caldo.
Oceani liquidi a quella distanza dal Sole?
Ma come è possibile che a quella distanza dal Sole possano esistere oceani caldi nascosti sotto la superficie di un piccolo satellite? Semplice, le forze di marea. L’attrazione gravitazione che Saturno esercita sulla sua luna (Saturno ha 95 volte la massa della Terra), sarebbe più che sufficiente a creare una forza di marea sul nucleo di questa, tale da riscaldare l’oceano intrappolato sotto la crosta ghiacciata e provocare l’attività eruttiva rilevata da Cassini.
Già a giugno dell’anno scorso i ricercatori ipotizzarono che il pH di quelle acque potesse essere in qualche modo simile a quello degli oceani terrestri. Il ricercatore Lucas Fifer aveva definito quel mix di condizioni “un pasto gratis” per alcuni tipi di organismi.
Mancava tuttavia un passaggio. Perché i geyser freddi si manifestavano solo al Polo Sud? Forse allora tra nucleo e superficie ghiacciata non vi è un unico oceano su Encelado, potrebbe trattarsi solamente di un fenomeno locale. Una semplice attività vulcanica potrebbe prima sciogliere ghiacci sottostanti per poi lanciarli in pennacchi di vapore nello Spazio.
Le nuove analisi dei dati rafforzano le speranze
Fortunatamente una nuova analisi dei dati ha rilevato che in realtà, anche l’emisfero nord è interessato dal fenomeno. Attualmente non vi sono geyser attivi, ma l’analisi spettrale ha rilevato che ve ne fossero in passato e che abbiano lasciato sulla superficie tracce di ‘ghiaccio fresco’ recentemente (geologicamente parlando) eruttato.
Inside out: New composite images made from data sent previously by our Cassini spacecraft provide strong evidence that the surface in the northern hemisphere of Saturn's ocean-bearing moon Enceladus has been resurfaced with ice from its interior. https://t.co/QA3Tg5eCWZ pic.twitter.com/Cr2NskQKcP
— NASA Solar System (@NASASolarSystem) September 18, 2020
"L'infrarosso ci mostra che la superficie del polo sud è giovane, il che non è una sorpresa perché sapevamo dei getti esplosivi di materiale ghiacciato lì", ha detto Gabriel Tobie, scienziato VIMS dell'Università di Nantes in Francia e coautore della nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Icarus. "Ora, grazie ai nuovi dati, sappiamo che anche una grande regione dell'emisfero settentrionale era probabilmente attiva non molto tempo fa, nelle linee temporali geologiche".
Da qui si deduce che l’intero strato sottostante gli apparentemente inerti ghiacci di Encelado, potrebbe nascondere un mondo di acqua sottoposta a grandi pressioni dalle forze di marea con temperature tali da creare forti getti di vapore. “Un ricco pasto”, parafrasando Fifer, anche per tutti gli esobiologi e gli appassionati della materia.
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