In tal senso, le aree di maggior instabilità riguardano zone che cadono sotto sfere di influenza Cinese, Russa e Iraniana. Il principale luogo di agitazione è facilmente individuabile in Medio Oriente e Nord Africa, senza dimenticare l'area del golfo Persico ove la criminale guerra Saudita contro lo Yemen prosegue ormai indisturbata da 24 mesi.
Una sfida comune fonte di cooperazione: Il terrorismo islamico.
La stabilità in Medio Oriente e in Nord Africa, come è evidente, passa da un aumento esponenziale del ruolo Iraniano di mediazione, da offerte economiche importanti dalla Repubblica Popolare Cinese (basti osservare la situazione in Libia e le offerte di ricostruzione in Siria) e dalla cooperazione militare con la Federazione Russa. L'importanza che giocano queste aree del globo non possono essere sottovalutate e rappresentano il primo passo verso una più profonda ristrutturazione dell'ordine mondiale in località centrali per il continente Eurasiatico.
Caucaso, Afpak e Asia Centrale: La Siria come caso di Studio.
Spesso, quando si affronta il pericolo derivante dall'Islam politico (FM) e dell'estremismo Wahabita, si sottovaluta l'importanza di tre aree chiave nel continente Eurasiatico: le ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, il complicato confine tra Afghanistan-Pakistan e la zona del Caucaso. In queste aree, la cooperazione tra Cina, Russia ed Iran si trova ancora una volta a giocare un ruolo chiave con molteplici tentativi di mediare i numerosi conflitti, potenzialmente catastrofici per i progetti di sviluppo economico. I recenti attentati terroristici in Pakistan a Lahore hanno mostrato il vero volto della cooperazione tra Afghanistan e Pakistan, fortemente incoraggiato da Cina e Russia. Poco dopo un breve scambio a fuoco sul complicato confine Afghano-Pakistano, un'intesa è stata raggiunta tra Kabul e Islamabad per diminuire le tensioni e avanzare i colloqui di pace fortemente sponsorizzati da Mosca e Pechino. La necessità di interrompere l'escalation di tensione tra Pakistan e Afghanistan è uno dei focus primari di Russia e Cina per calmierare una delle zone più instabili del globo e fulcro di alcune importanti linee di transito dei futuristici progetti sino-iraniani-russi. L'instabilità di questa particolare zona dipende molto dal ruolo che India, Arabia Saudita, Stati Uniti e Turchia intendono giocare per controbilanciare il trio eurasiatico. Non risulta affatto una coincidenza che Mosca stia tentando in svariati modi di trovare un'intesa complessa con ognuno di questi protagonisti. Arabia Saudita e Turchia risultano un centro nevralgico nel controllo e nell'amministrazione del terrorismo internazionale: dalla Siria alla Libia passando per il Pakistan, Afghanistan e la regione del Caucaso, ovunque si trovano tracce dell'influenza negativa di Riyadh e Ankara. Il fattore determinante non sempre è rappresentato dall'influenza degli Stati Uniti, anche se Washington naturalmente incoraggia ogni genere di azione distruttiva indirizzata al processo di integrazione e cooperazione del continente eurasiatico.La Siria sembra essere il primo punto d'intesa raggiunto, sulla carta, tra Turchia e Russia e potrebbe, se ottenuto un esito positivo al conflitto, rappresentare un mattone su cui costruire una futura cooperazione strategica. In tal senso l'incentivo energetico rappresentato dai gasdotti, di cui la Russia è il player principale, non vanno sottovalutati, come nel caso del Turkish-Stream. Anche nel Caucaso, altro luogo di estrema instabilità, il ruolo giocato da Russia ed Iran è stato decisivo durante la guerra dei quattro giorno nel Nagorno Karabakh.
Le strategie complessive delle tre nazioni guida dell'Eurasia mirano innanzitutto a rafforzare i confini nazionali con i paesi e le aree più tumultuose. Il recente viaggio di Putin in Kazakhstan, Tajikistan and Kyrgyzstan punta a sigillare il cosiddetto ventre molle Russo, eliminando l'influenza islamista terroristica ed espandendo la cooperazione economica del EEU. Un compito non facile, ma certamente incentivato da una situazione di reciproco guadagno per le nazioni coinvolte. Nessuna imposizione ma intese bilaterali di reciproca soddisfazione. In un senso, è ciò che la Repubblica Popolare Cinese tenta di instaurare in una delle regione più instabile del mondo, provando ad espandere il proprio bacino di risorse energetiche, come avvenuto di recente in Turkmenistan. La regione dello Xinjiang è stata messa nel mirino dall'organo centrale Cinese come luogo ove vi è la necessità di stabilizzare la situazione socio-politica, con l'obiettivo condivisibile di essere invulnerabile ad influenze esterne eterodirette soprattutto dalla Turchia, tramite appunto il Turkmenistan.
Il ruolo Indiano in questo contesto resta maggiormente difficile da comprendere, compresso da un sentimento anti-pakistano, anti-cinese, di sudditanza rispetto agli Stati Uniti e di alleanza con la Federazione Russa. In assoluto il ruolo di Nuova Delhi è quello più indecifrabile con tentativi di influenzare ogni contesto avanzando i propri obiettivi strategici. L'importanza strategica dell'alleanza tra Mosca e Teheran risulta fondamentale nel bilanciare la posizione Indiana. Storicamente l'India è un importante alleato dell'URSS e militarmente l'India continua ad avanzare importanti progetti bellici con la Federazione Russa. Negli anni più recenti, la repubblica Islamica di Iran ha contribuito enormemente a diversificare l'approvvigionamento energetico indiano, ma essendo un partner privilegiato di Pechino, contribuisce contestualmente a bilanciare il sentimento anti-cinese radicato profondamente dell'establishment indiano. Il fatto che India e Cina siano entrambi importanti clienti del gas e del petrolio Iraniano e degli armamenti bellici Russi agevola la comprensione di come Mosca e Teheran stiano tagliando fuori Washington e mitigando il sentimento anti cinese in India.Il fuoco su cui soffia Washington in India risulta sempre più debole ed in contrasto con la necessità Indiana di creare delle basi stabili di business senza precludersi alcuna opportunità. La sfida più difficile riguarda il processo di pace tra Afghanistan e Pakistan che per interessi geopolitici locali vede l'India contrapposta ai desiderata del trio Iraniano-Cinese-Russo e molto aderente alle posizioni degli Stati Uniti. Occorrerà una forte cooperazione congiunta per mitigare la crescente instabilità nella regione. La SCO cercherà di implementare un frame work in cui discutere e giungere ad accordi omnicomprensivi tra tutte le parti coinvolte.
La grande sfida di Russia, Cina ed Iran.
Raffreddare i settori caldi (Medio Oriente, Golfo Persico e Nord Africa) eradicando il problema terroristico e prevenire l'escalation in località confinanti o sotto la propria sfera di influenza (Caucaso, Afghanistan-Pakistan e Asia Centrale) evitando così una destabilizzazione deleteria.
E' soltanto quando il frame work internazionale in queste zone vedrà stabilità che potranno nascere cooperazioni profonde ed ampie e di portata storica. In tal senso l'ingresso di India e Pakistan nella SCO ha rappresentato il primo passo di una più complicata trattativa che riguarda una dozzina di nazioni, guidate da Cina e Russia. La medesima situazione si può osservare con il futuro ingresso dell'Iran nella SCO allo scopo ben preciso di allargare l'influenza in aree instabili come Golfo Persico e Medio Oriente. Un altro esempio importante inerente la SCO riguarda l'adesione dell'Egitto, in divenire, per espandere persino in Nord Africa l'influenza dell'Organizzazione di Cooperazione di Shanghai.
Cina, Russia ed Iran sembrano avere tutte le intenzioni di accelerare in questo progetto globale di cooperazione e difficilmente chiuderanno le porte a nuovi protagonisti esterni all'Eurasia, specie in un mondo sempre più globalizzato ed interconnesso. Basta osservare i legami e i propositi di sviluppo in Sud America della Repubblica Popolare Cinese per comprendere come la portata del progetto miri ad includere tutte le nazioni, senza esclusioni. È questo il fulcro su cui si basa il nuovo ordine mondiale multipolare, prima Statunitensi ed Europei lo capiranno e prima potranno tornare ad essere parte integrante e co-protagonista di un momento chiave della storia dell'umanità.
Il dilemma, per le élite occidentali, è insito nel ruolo che vorranno avere nel futuro nell'ordine internazionale; non più protagonisti assoluti ma attori parte di un cast internazionale di più ampia portata. L'ordine internazionale unipolare va esaurendosi, Il cosiddetto vecchio mondo è in crisi; riusciranno europei ed americani ad accettare un ruolo da co-protagonista o continueranno a rifiutare l'inevitabile cambiamento storico condannando le proprie popolazioni all'oblio?
L'articolo di Federico Pieraccini originariamente pubblicato sul sito L'Antidiplomatico.
L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
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