Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio, Matteo Salvini. Sono questi per il senatore di centro Pier Ferdinando Casini i leader politici che sono riusciti meglio di altri a capitalizzare la crisi politica che si è aperta lo scorso dicembre.
Il politico di centro che ieri ha annunciato di aver contratto il Covid, ha redatto una vera e propria pagella per il Quotidiano Nazionale, dando i voti ai principali protagonisti del dibattito politico di queste settimane. Promosso a pieni voti con un 8 c’è Matteo Renzi. La “spregiudicatezza” del senatore di Scandicci ha pagato, riuscendo a mandare a casa Conte e a creare le condizioni per l’avvento di un esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
Sul “palcoscenico internazionale”, scrive Casini, si è presentato quindi “come il vero king maker della crisi”. Poco importa, dunque, che Italia Viva abbia perso un ministero. L’ex premier, per il senatore dei Centristi per l’Europa, è comunque uscito vittorioso dall’operazione lanciata lo scorso dicembre.
Prova superata anche per Di Maio, Berlusconi e Salvini. L’ex capo politico dei Cinque Stelle, scrive Casini, “si sbarazza di Conte” e rimane al comando della Farnesina. Non ha sbagliato le sue mosse. “Il M5S – per il senatore di centro che gli dà un 7 - non può prescindere dalla sua leadership”.
Il leader di Forza Italia torna “ garante, in Italia e in Europa, di un centrodestra in cui si dimostra sempre più come l'elemento equilibratore” e dimostra di poter influenzare anche le scelte del leader della Lega, Matteo Salvini. Casini non esita a definirlo "padre della patria".

L’ex ministro dell’Interno, anche lui premiato con un 7, ha fatto una mossa “spregiudicata” ma che rappresenta un “investimento sicuro per il suo futuro politico” e un lasciapassare per una sua futura leadership.
Salvini, per il senatore, esce vincente anche dalla partita per l’assegnazione dei ministeri, “con la Lega in postazioni significative per il suo elettorato”.
Raggiungono la sufficienza, invece, il leader del Pd, Nicola Zingaretti, Beppe Grillo e Giorgia Meloni. Il segretario Dem è stato ridimensionato rispetto alle aspettative iniziali di un Conte Ter o di elezioni anticipate, ma è riuscito comunque ad ottenere ministeri di peso per il Pd. Anche se i suoi dovranno rassegnarsi a governare spalla a spalla con i leghisti.
Anche per Grillo ennesima giravolta: da critico accanito di Draghi è stato costretto a tornare sulle sue posizioni. Ma “come al solito, - scrive Casini - dimostra di essere determinante nell'indirizzare le scelte del Movimento 5 Stelle”. Motivo per il quale si guadagna la sufficienza.
Un sei pure per Giorgia Meloni che con la scelta di stare all’opposizione “non rischia nulla”. Ma al netto del poco “coraggio”, gli si riconosce la “coerenza”: è l’unico partito che “non ha fatto pateracchi in questa legislatura”.
Bocciato, infine, il premier uscente, Giuseppe Conte. Non è riuscito ad imporre la sua linea, né ad imporsi come leader. Fallito anche il tentativo di ottenere un ministero. Non gli resta che provare a farsi largo nel M5S.
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