"Ho fatto quello che potevo ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia. A Conte ho suggerito un gesto di chiarezza: dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto". È questo il ragionamento che Bruno Tabacci, il deputato di centro democratico incaricato di formare il gruppo dei “costruttori” affida a Repubblica. “L’impressione – dice - è che si rotoli in fretta verso le elezioni".
"O nei prossimi giorni si trova la maggioranza, altrimenti sono il primo a dire che stiamo scivolando verso il voto", gli fa eco anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ospite di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, su Rai 3.
Con i responsabili che non si trovano la crisi è arrivata ad un punto morto. Ma il premier Giuseppe Conte non vuole saperne di lasciare il comando, anche se le sue dimissioni, a molti, appaiono ormai inevitabili.
Le strade sono diverse. Quella di un governo Conte Ter con una nuova maggioranza, quella di un esecutivo di unità nazionale o, ancora, il voto. Il primo banco di prova, mercoledì o giovedì, sarà la relazione annuale sullo stato della giustizia da parte del Guardasigili, Alfonso Bonafede.
Un voto che, ha avvertito Di Maio, sarà “un voto sul governo”. Ma il banco rischia di saltare, visti i numeri fragili al Senato, e il tema che dei più spinosi e agita da mesi sia l’opposizione sia Italia Viva. I renziani, con tutta probabilità, voteranno contro. E il risultato potrebbe essere una sonora sconfitta in aula per il governo.
Insomma, la strada del voto che tutti, tranne il centrodestra che continua a crescere nei sondaggi, vogliono evitare, sembra essere sempre più vicina. Ma in molti sono convinti che Mattarella terrà quella dello scioglimento delle Camere come ultima opzione.
“In tempi normali si poteva votare anche ogni anno, in questi tempi ci giochiamo Recovery, vaccini e futuro della ripresa economica", avverte Luigi Di Maio su Rai 3.
Eppure la pandemia, come nota Alberto Di Majo in un editoriale pubblicato sul Tempo, non ha fermato le elezioni americane dello scorso 3 novembre, in cui si è registrata tra l’altro un’affluenza record, e non fermerà le consultazioni in programma in tutta Europa per il 2021.
Oggi si vota per l’elezione del presidente della Repubblica in Portogallo, mentre il 17 marzo l’Olanda sceglierà il nuovo Parlamento dopo le dimissioni del governo del premier Mark Rutte.
Poi sarà la volta della Germania, prima con le elezioni in alcuni Land e poi il voto federale in autunno. Urne aperte anche in Kosovo, Catalogna, Bulgaria, Albania, Scozia, Galles, Londra, Cipro e Repubblica Ceca.
Tutti, c’è da scommettere, riusciranno a conciliare la sicurezza sanitaria con l’esercizio di un diritto garantito dalla Costituzione.
E alla fine, come prevede il deputato di Forza Italia Gianfranco Rotondi sull’Huffington Post, è molto probabile che nonostante le manovre di palazzo, nel voto anticipato ci “cascheremo” anche noi.
Del resto, nota il parlamentare azzurro, andare al voto inizia a convenire anche ai Dem che porterebbero a casa "due risultati non da poco". La fine politica del Movimento 5 Stelle e quella di Matteo Renzi.
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