La portavoce della Casa Bianca statunitense Nancy Pelosi ha sostenuto che il Presidente Donald Trump può essere accusato di "concorso" in omicidio a seguito dei violenti eventi a Washington, DC il 6 gennaio.
Quel giorno, i sostenitori di POTUS hanno preso d’assalto il Campidoglio americano in un tentativo di impedire al Congresso di confermare i risultati dell’elezione presidenziale del 3 novembre scorso, violenza che è costata la vita ad almeno 5 persone.
In un’intervista di martedì con la rete americana MSNBC, Pelosi ha ripetutamente criticato Trump per il suo presunto ruolo nell’istigare le rivolte del 6 gennaio, dicendo che “le parole di un presidente sono importanti. Pesano una tonnellata”.
“E hanno usato le sue parole per venire qui”, ha aggiunto la portavoce, facendo riferimento agli sviluppi del 6 gennaio, quando Trump ha chiamato i suoi sostenitori a marciare sul Campidoglio in un discorso al comizio “Save America” poco prima che questi violassero l’edificio.
In tweet successivi, tuttavia, il POTUS ha esortato i protestatori a "tornare immediatamente a casa" e ha giurato che coloro che hanno violato la legge "pagheranno".
Pelosi, da parte sua, durante l’intervista con MSNBC ha riferito che se ci fossero prove che alcuni membri del Congresso abbiano collaborato con i manifestanti del Campidoglio, allora essi –compreso il presidente americano- possono essere considerati accusabili di concorso ai reati commessi durante quella che ha definito essere un'"insurrezione".
“E il crimine, in alcuni casi, è stato omicidio. E questo presidente è accusabile di concorso a quel reato perché ha istigato l’insurrezione che ha causato quelle morti e quella distruzione”, ha sostenuto Psaki.
Mercoledì scorso, la Casa Bianca ha iniziato le procedure di impeachment contro il presidente americano con una votazione che ha visto 232 voti a favore contro 197 contrari, preceduta dalle insistenze di Pelosi che il POTUS "deve andarsene".
Pelosi ha inoltre asserito che Trump ha “incitato a una ribellione armata contro il nostro paese”, sostenendo che questo costituisce un fatto sufficiente per rimuoverlo dal governo.
Il presidente americano, in risposta, ha negato le accuse, criticando le azioni di impeachment contro di lui come "assolutamente ridicole" e una "continuazione della più grande caccia alle streghe" nella storia della politica statunitense.
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