Il premier Giuseppe Conte si avvia al voto di mercoledì prossimo sul Mes sicuro che riuscirà a portare a casa la maggioranza dei voti alla Camera e al Senato. Ma “l’avvocato del popolo” deve fare i conti da un lato con i dissidenti del M5S, pronti a bocciare la riforma del Fondo salva-Stati e dall’altro con Italia Viva, che minaccia di sfilarsi senza un cambio di passo sulla governance del Recovery Plan.
Lo ha messo nero su bianco Matteo Renzi in un’intervista a Repubblica. Lo ribadisce la ministra renziana Elena Bonetti, entrando a Palazzo Chigi per partecipare al Consiglio dei ministri convocato per discutere la “definizione e attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
"Dobbiamo disegnare il futuro dell'Italia per i prossimo 30 anni, per farlo c'è un governo che rende conto al Parlamento, costituire una sorta di struttura parallela al governo di cui il Parlamento non sa nulla, esautora il Paese nella progettazione del futuro", ha detto Bonetti, citata da Affari Italiani, sintetizzando la posizione del partito.
Ma con l’ex premier minaccia la spallata e i vertici del Movimento 5 Stelle che tentano invano di serrare i ranghi in vista del voto di mercoledì, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fa sapere tra le righe, tramite i suoi quirinalisti, che se il Parlamento decidesse di andare contro l’Eurogruppo bocciando la riforma del Mes, l'unica strada percorribile sarà quella del voto.
Secondo un retroscena pubblicato su Dagospia, nel caso in cui Conte dovesse uscire sconfitto in Senato, dove i numeri sono ancora in bilico, il Quirinale sarebbe irremovibile e già starebbe pensando ad un governo tecnico, con a capo la giurista Marta Cartabia, incaricato di traghettare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria e, successivamente, alle urne.
L’avvertimento è per i Cinque Stelle, ma anche per Forza Italia, che nei giorni scorsi ha annunciato che voterà no ad una riforma che secondo Antonio Tajani “presenta molti punti deboli”. E infine per il premier stesso, con riferimento al dibattito sul Recovery Plan. Dalla faccenda non esce bene neppure il reggente dei pentastellati, Vito Crimi, che, ricorda Dagospia, si era assunto personalmente “la responsabilità di non indebolire la posizione del nostro Paese nei rapporti internazionali europei”, assicurando il sostegno del Movimento al ministro Gualtieri, che è andato a discutere la riforma in Europa.
Insomma, andare al voto non conviene a nessuno, né ai Cinque Stelle, tantomeno a Italia Viva, ma il voto di mercoledì al Senato non è scontato. Uno degli scenari, anche in base alle dichiarazioni delle ultime ore, è quello tracciato dal Sole24Ore.
Anche se tutti e 16 i senatori dissidenti che hanno sottoscritto l’appello a votare no mantenessero la promessa, la riforma potrebbe essere comunque approvata per un soffio. Ma il governo, in tal caso, dovrebbe prendere atto del fatto di non poter più contare su una maggioranza solida.
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