Il Consiglio dei ministri sul Recovery Plan è slittato alle 11. Sullo sfondo ci sono i malumori all’interno della maggioranza. Nel vertice di ieri, a cui ha partecipato lo stesso premier Giuseppe Conte, Italia Viva si è schierata contro la struttura di governance pensata da Palazzo Chigi per gestire le risorse del Recovery fund. Una riunione finita male, con i capigruppo del partito di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Ettore Rosato, che sono usciti sbattendo la porta.
Le perplessità sulla linea di Giuseppe Conte sono state espresse dallo stesso leader di Italia Viva in un’intervista a Repubblica in cui accusa il premier di aver assunto un “modo di fare sprezzante”. “Il Recovery è l’ultima occasione che abbiamo per progettare il futuro del nostro Paese – ha chiarito Renzi - penso che la maggioranza debba fare una riflessione seria su cosa fare e su come farlo”.
“A luglio – ha spiegato a Repubblica - ho chiesto pubblicamente a Conte, in aula, di avere un dibattito parlamentare su questo tema”. “Per mesi – va avanti - abbiamo ricevuto solo silenzio e task force, poi all’improvviso, dopo tante dirette Facebook, in una intervista al direttore di Repubblica il premier comunica agli italiani che è tutto già pronto e che ci saranno dei tecnici a gestire il tutto”.
“Del merito non sappiamo niente. Sul metodo siamo contrari. – attacca ancora Renzi - Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato”. Il leader di Italia Viva critica l’impostazione usata finora che prevede “sovrastrutture di centinaia di consulenti che stanno al Recovery Fund come i navigator stanno al reddito di cittadinanza”.
E poi lancia un ultimatum al governo: “Il futuro dell’Italia dei prossimi vent’anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi”. "Spero che il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa", è l’avvertimento di Renzi. “Se la risposta è un'altra inutile task force di 300 consulenti - fa sapere - se la votino da soli".
In sintesi, dice Renzi a Repubblica, Italia Viva assicurerà il sostegno al governo “fino alla Legge di Bilancio per assicurare all’Italia l’approvazione del decreto ristori e dei denari alle famiglie che non ce la fanno”. Poi tutto dipenderà dal premier a cui Renzi chiede un “salto di qualità”.
Insomma, alla Camera e al Senato, assicura il leader di Italia Viva, i voti per approvare la riforma del Mes “ci saranno”, nonostante le minacce dei dissidenti grillini. Ma è sul Recovery che si giocherà il futuro dell’esecutivo, con la tensione che resta altissima.
Il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, citato da Repubblica, usa parole durissime. "Chi per motivi di visibilità mette a rischio questa enorme opportunità del recovery fund", ha avvertito, "ne trarrà le conseguenze".
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