"Oggi l'America non può permettersi una stupidità simile. Se stigmatizziamo coloro che sostengono una strategia meno ostile nei confronti di Mosca, se li chiamiamo burattini, traditori e "agenti russi", non otterremo una politica ragionevole", si sostiene nell'articolo.
Dal punto di vista degli autori dell'articolo, Washington dovrebbe rivedere la sua politica estera, dal momento che l'attuale paranoia nei confronti di Mosca potrebbe portare a una rinascita del maccartismo, un movimento emerso negli anni '40 negli Stati Uniti, il cui compito principale era quello di "ripulire" la società dai presunti comunisti.
La rivista sottolinea che il rapporto tra il presidente russo Vladimir Putin e la sua controparte americana non può essere caratterizzato in modo inequivocabile, e le dichiarazioni sulla "cospirazione" di Donald Trump con Mosca sono un mito che "non morirà mai".
Inoltre, gli autori del materiale notano che è più redditizio per Washington abbandonare la paranoia e migliorare le relazioni con uno dei maggiori attori geopolitici internazionali.
La scorsa settimana, Vladimir Putin ha definito il principale ostacolo allo sviluppo delle relazioni russo-americane. A suo avviso, la parte americana sta facendo tentativi di "contenimento globale", mentre Mosca, al contrario, ha compiuto una serie di passi positivi, dimostrando la sua disponibilità a interagire con Washington.
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