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Espulso dal M5s il senatore dissidente, Gianluigi Paragone. Tra le motivazioni il voto contrario alla legge di bilancio. Si assottigliano numeri dei pentastellati a Palazzo Madama.
La decisione era nell'aria, da tempo il conduttore televisivo di fede grillina, eletto senatore nel M5s era in polemica con i vertici e con la linea politica imboccata in seguito all'alleanza con il PD. La sua dissidenza, iniziata con l'astensione dalla fiducia a Conte, termina con il voto difforme alla legge di bilancio. Il collegio dei probiviri del M5s, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone, da quanto si apprende, ha disposto l'espulsione di Gianluigi Paragone dal movimento. La decisione gli sarebbe stata comunicata personalmente.
"Sono stato espulso dal nulla - ha commentato Paragone - quando perdi 2 elettori su 3 ti espelle il nulla. Sono uno dei tanti elettori espulsi dal Movimento di Palazzo".
La situazione del M5s al senato
Con l'espulsione di Paragone, sono in tutto 9 i senatori che vengono meno ai banchi del movimento a Palazzo Madama. Un anno fa c'era stata l'espulsione di Gregorio De Falco e Saverio De Bonis per "reiterate violazioni dello statuto", mentre a giugno era stata espulsa Paola Nugnes.
Poi ci sono gli abbandoni. Agli inizi di dicembre Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi avevano lasciato il gruppo al Senato del moVimento per unirsi a quello della Lega. Pochi mesi prima, a settembre la senatrice Gelsomina Vono aveva aderito al gruppo di Italia Viva, mentre a novembre Elena fattori era passata con il gruppo misto.
Si fa dunque sempre più precaria la situazione al Senato, compromettendo l'intera stabilità del governo.
Le tensioni di Paragone con il M5s
Il "caso Paragone" era finito all'attenzione dei probiviri a metà dicembre, dopo il voto contrario alla legge di bilancio. “E’ una manovra in cui manca la nostra visione del Paese e non potevo votarla. Dovremmo dare delle risposte a tutti quelli che ci hanno votato, ma non lo stiamo facendo” aveva dichiarato.
Ma la critica del senatore era iniziata prima, con la decisione del M5s di stringere un'alleanza con il PD. Si era astenuto sulla fiducia al Conte bis, ma aveva votato contro il Mes.
In aperta critica contro Di Maio, aveva disertato l'ultimo vertice pentastellato con Beppe Grillo e Davide Casaleggio, per una cena con alcuni attivisti, tra cui Alessandro Di Battista.
Dinnanzi a una possibilità di espulsione, aveva commentato: “Hanno voluto costruire un movimento basato sul vaffa. Se vorranno cacciarmi, lancerò loro il mio vaffa e gli aggiungerò anche il dito medio. Poi mi opporrò, questo è sicuro. Non gliela renderò facile, dovranno sudare”
Il giallo del post di Di Battista
Avrebbe usato dure parole l'ex deputato e esponente di spicco del movimento Alessandro Di Battista. Sui social gira infatti lo screenshot di un suo commento facebook in cui dice: "Gianluigi è infinitamente più grillino di quanti si professano tali" e poi continua "Vi esorto a leggere tutto ciò che dice e a trovare le differenze con ciò che dicevo io nell'ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%".
Il profilo usato per scrivere questo commento sembrerebbe non essere verificato e ha meno followers rispetto alla pagina ufficiale di Di Battista. Tuttavia Paragone ha risposto a queste parole sulla propria pagina Facebook: "Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che usato per me, in mia difesa. Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa".
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