Subito dopo la seconda guerra mondiale il mondo “libero” ha goduto della lunga cosiddetta “Pax Americana”, dovendo pagare per essa solo una tassa nominale del 2% del PIL per la spesa militare e un contributo di truppe per le divisioni della NATO.
Nessuno nella NATO ha mai messo in discussione la preminenza militare degli Stati Uniti nell’Alleanza, e questi ultimi davanti a eventuali paesi rimasti indietro sul piano dei pagamenti, non hanno fatto che consolidare la propria supremazia con scambi e favori.
Ora però la NATO è diventata un peso. O meglio l’amministrazione Trump la vede come un onere del quale gli Stati Uniti non dovrebbero occuparsi da soli. Le dichiarazioni del presidente Trump su Twitter parlano chiare:
Europe has to pay their fair share for Military Protection. The European Union, for many years, has taken advantage of us on Trade, and then they don’t live up to their Military commitment through NATO. Things must change fast!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 25, 2018
L’Europa deve pagare da sola per le proprie spese militari. Questo non ha proprio entusiasmato i leader europei, in primis Germania e Francia, con Trump che ha attaccato più volte duramente Berlino:
The idea of a European Military didn’t work out too well in W.W. I or 2. But the U.S. was there for you, and always will be. All we ask is that you pay your fair share of NATO. Germany is paying 1% while the U.S. pays 4.3% of a much larger GDP - to protect Europe. Fairness!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 8, 2018
Il trumpismo a livello geopolitico, secondo gli analisti del Foreign Policy, si basa su una minore partecipazione degli Stati Uniti nei conflitti mondiali, nei progetti di difesa (NATO) e una continua pressione sugli alleati per estorcere maggiori contribuzioni monetarie e concessioni commerciali.
Questa continua pressione e minacce riguardanti la NATO e le spese militari dunque, secondo gli analisti, avrebbe in effetti “concesso all’Europa la sua indipendenza politica”.
Infatti i paesi del Vecchio Continente davanti all’instabilità politica e all’incertezza di un mancato intervento militare, in caso di necessità, degli Stati Uniti, stanno pensando seriamente alla possibilità di creare un esercito europeo. E a questo Angela Merkel ed Emmanuel Macron ci stanno lavorando da tempo.
Infatti il patto di Aquisgrana, firmato il 22 gennaio 2019, potrebbe essere interpretato come un espressione della volontà dell’asse franco-tedesco nel creare una propria forza militare indipendente continentale.
Nel 1963 la Francia del presidente Charles de Gaulle siglò con la Germania del cancelliere Konrad Adenauder il Trattato dell’Eliseo. Il generale francese sognava un’Europa indipendente dall’ingerenza americana e in grado di far fronte alla minaccia sovietica; per fare questo era necessario unire la potenza militare della Francia con quella industriale della Germania. Il sogno del vecchio generale non ebbe seguito per l’opposizione anglo-americana e per l’ostilità dei singoli Paesi europei, che nell’egemonia franco-tedesca vedevano una concreta minaccia alla sovranità nazionale.
La Francia, nonostante la forte presenza americana, ha mantenuto un grado d'indipendenza unico ed esplicito anche all'interno della NATO. Ha una propria industria degli armamenti altamente sviluppata e gestisce liberamente le sue missioni e operazioni militari in particolare nell'Africa francofona, senza chiedere il permesso a nessuno. La Francia coordina i progetti di difesa europei nei quali non è in grado di sostenere da sola la capacità un intero settore, come nel caso della forza aerea (Airbus) e dello spazio (Agenzia spaziale europea).
Quindi il potenziale c’è, ma ci sono una serie di ostacoli apparentemente insormontabili.
Gli ostacoli all’Esercito Europeo
Un grosso ostacolo è rappresentato dal Regno Unito. Infatti quest’ultimo ha sempre visto l’Unione Europea quasi esclusivamente come un progetto economico e al massimo politico, ma nel caso dell’uscita del paese dall’UE potrebbero apparire nuove opportunità.
Ci sono anche altri paesi gelosi della propria autonomia, come Polonia, Ungheria, Paesi Bassi e anche l’Italia. Questi ultimi difficilmente sosterrebbero un'iniziativa del genere senza la possibilità di poter porre un veto o in qualche modo influire sulle scelte di un ipotetico Esercito Europeo.
Quindi il limite principale alla creazione di un Esercito Europeo vero e proprio è quello dell’autonomia e della sovranità degli eserciti dei singoli paesi.
Per superarlo bisognerebbe stabilire un sistema di votazione per garantire l’indipendenza e l’autonomia di ogni esercito con la possibilità per ogni singolo paese d'imporre il veto su qualsiasi operazione dell’Esercito Europeo.
Si immagini un eventuale processo decisionale collettivo con 28 paesi che devono concordare all'unanimità su un piano d'azione in questioni delicate come la guerra e la pace. Ci potrebbero essere conflitti d’interessi insormontabili, nonché inevitabili conflitti nazionali su come dovrebbero essere condotte le operazioni: ogni paese vorrebbe evitare che le sue truppe prestino servizio in prima linea e ogni paese cercherebbe di essere quello che fornisce supporto altamente tecnico a distanza. Come si potrebbe prendere una decisione per un'azione rapida ed efficace?
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