"In questa fase non abbiamo nulla da dire sulla domanda da voi sollevata," — ha dichiarato Schinas ai giornalisti in risposta alla richiesta di commentare le dichiarazioni statunitensi.
In precedenza l'ufficio stampa della Casa Bianca aveva riferito che il presidente siriano Bashar Assad è in procinto di perpetrare un nuovo attacco chimico: in caso questo scenario si concretizzasse, il prezzo pagato dal governo siriano sarebbe stato alto.
Lo scorso 4 aprile l'opposizione siriana aveva denunciato 80 vittime e 200 feriti in un attacco con armi chimiche nel centro di Khan Shaykhun della provincia di Idlib. Era stato accusato l'esercito di Damasco, che a sua volta aveva respinto ogni addebito attribuendo la colpa ai ribelli e ai loro protettori. Le autorità siriane hanno sottolineato di non aver mai usato armi chimiche contro i civili e terroristi e che l'intero arsenale chimico è stato portato fuori dal Paese sotto il controllo dell'organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW).
Gli Stati Uniti, senza aver dimostrato la colpevolezza dei militari siriani e lasciando senza risposta gli appelli della Russia per condurre un'indagine approfondita, hanno bombardato la base militare siriana di Shayrat la notte del 7 aprile.
Secondo il Pentagono, sono stati sparati 59 razzi.
Come più tardi dichiarato dal presidente siriano Assad in un'intervista con Sputnik, l'attacco chimico era semplicemente un false flag per giustificare il bombardamento contro l'esercito della Siria.
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