L'economista e analista americano Paul Craig Roberts in un articolo pubblicato sul suo sito, ritiene che all'elettorato francese sia stato fatto il "lavaggio del cervello" e che abbia scelto la via della "distruzione della nazione francese".
Egli prevede che "dopo cinque anni di governo Macron della Francia non rimarrà niente. Sarà annoverata nelle mappe geografiche come una provincia dell'Europa". Secondo Roberts, Macron è una "scelta di Washington e dei banchieri internazionali" che deve essere in linea con la "russofobia dei neocon americani" e che per il suo insediamento è stato necessario "l'aiuto militare".
"Non è chiaro perché Putin sia andato in Francia per incontrarsi con Macron, il quale è una semplice marionetta di Washington. Può essere che le autorità russe ritengano veri gli attacchi terroristici in Francia e sperano alla fine di convincere il governo di almeno un paese occidentale ad unirsi a loro nella lotta contro i terroristi. O probabilmente Putin vuole vedere se Macron abbia una qualche idea sul conflitto con la Russia verso il quale Washington sta spingendo l'Europa. È possibile che Macron abbia invitato Putin su proposta di Washington con l'obiettivo di costringere il presidente russo sperare in una collaborazione con l'Occidente mentre Washington completa il suo piano di attacco" suggerisce nel suo articolo l'autore.
Secondo le osservazioni di Roberts, ora solo due paesi ostacolano l'egemonia mondiale di Washington, la Russia e la Cina. Di questi due ostacoli la Russia è considerato il più potente mezzo di contenimento americano al suo approccio unilaterale. Il fatto che la sovranità russa dipenda molto dalla personalità di Putin rende la Russia vulnerabile ad una attacco di Washington, perché il presidente, a differenza della leadership collettiva della Cina, può essere ucciso. Nel caso della Cina, Washington è concentrata nello screditare il partito al governo e, in generale, conduce il mondo verso un grande conflitto militare.
Washington e l'Europa continuano a distruggere le speranze di Mosca e di Pechino per una soluzione diplomatica della controversioe e quindi sono giunti alla conclusione che hanno di fronte a loro una scelta: o arrendersi, o entrare in guerra, sostiene l'analista.
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