L'esempio più eclatante è l'accoglienza della nave di pattugliamento russa della Flotta del Mar Nero "Smetlivy" da parte della Grecia, che fa parte dell'Unione Europea ed è membro della NATO. Alla fine di ottobre "Smetlivy" è attraccata in un porto greco per partecipare ad eventi culturali nell'ambito dell'anno incrociato tra i due Paesi.
Ma nonostante gli Stati Uniti e l'Unione Europea abbiano introdotto le sanzioni ed abbiano accusato Mosca di bombardare i civili in Siria, nessuno in Occidente durante la visita di Obama ha avuto intenzione di protestare contro Atene.
Naturalmente alcuni politici a Washington hanno dichiarato che il comportamento della Grecia è "inaccettabile" e "non meritevole di un membro della NATO." Tuttavia il presidente americano si è limitato a dichiarare "l'importanza di mantenere le sanzioni" fino a quando il conflitto in Ucraina non verrà risolto, scrive il giornale.
Le preoccupazioni di Obama in merito alle misure afflittive contro Mosca sono comprensibili. Gli Stati Uniti e la Germania, i due principali Paesi che si oppongono alla Russia, non sono al massimo della forma per tenere uniti i loro partner. Negli Stati Uniti la scorsa settimana ha vinto le presidenziali Donald Trump, che nel corso della campagna elettorale ha promesso di migliorare le relazioni con Mosca. Prima ancora l'Unione Europea era troppo divisa e presa dalle sue faide interne per concentrarsi sulla Russia, si afferma nell'articolo.
I media occidentali hanno scritto che Obama "passa il testimone" della costruzione delle relazione con la Russia al cancelliere tedesco Angela Merkel. Ma in realtà la situazione è molto più complicata: la Germania non è così influente come gli Stati Uniti per unire l'Occidente, in particolare dopo la Brexit, ritiene l'autore dell'articolo.
Dopo il referendum britannico, l'Europa vive in "modalità di sopravvivenza". Negli ultimi 3 anni la politica europea nei confronti della Russia era quasi completamente determinata all'interno della cooperazione tra la Merkel e Obama con l'appoggio del Regno Unito. "Ma con l'uscita di Londra dall'Unione Europea e di Obama dalla Casa Bianca, la Merkel dovrà intraprendere molti più sforzi per tenere ancorati i suoi alleati traballanti sulla vecchia linea", scrive il Time.
Nonostante nell'incontro di Berlino i principali Paesi europei avevano dichiarato "all'unanimità" di proseguire la politica delle sanzioni, a molti Stati membri della UE non va giù questa situazione. In particolare la Grecia, l'Italia, l'Ungheria, la Slovacchia e Cipro non hanno già più volte dichiarato la necessità di alleggerire le sanzioni, in quanto danneggiano solo l'economia europea e contemporaneamente resta immutato il comportamento della Russia. In vario modo questi Paesi dipendono dai finanziamenti della UE ed è proprio questo l'unica cosa che li fa avvicinare alla Merkel, ma la finanza non è il "modo più sano" di gestire "la famiglia europea", conclude l'articolo.
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