Quello previsto da Obama non è accaduto. La Russia non è impantanata nella "palude" ed è riuscita ad utilizzare in modo molto efficace le limitate risorse militari: ha cambiato il corso della guerra civile ed ha mantenuto al potere il presidente Bashar Assad, scrive The National Post.
Inoltre questo mese, nonostante il sarcasmo di un anno fa di Obama, la Russia e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo sulla Siria. Se verrà realizzato, gran parte dell'opposizione siriana sarà neutralizzata mentre Mosca e Washington colpiranno in operazioni congiunte proprio i principali nemici di Assad: lo "Stato Islamico" e Al-Nusra, osserva il giornale.
A prescindere dalla sorte degli accordi, il presidente russo Vladimir Putin è riuscito ad trascinare nell'immaginaria palude siriana proprio gli Stati Uniti. "Obama ne esce debole e deve rispondere alle azioni di Mosca in Medio Oriente, mentre Putin si è affermato come l'arbitro insostituibile delle sorti della Siria", si afferma nell'articolo.
Come ipotizzato dall'autore dell'articolo, Mosca è spinta da 2 motivazioni per ricoprire un ruolo politico attivo in Medio Oriente. La prima è il desiderio di fermare la diffusione dell'Islam fondamentalista, la seconda è fermare la serie di colpi di stato nella regione.
"Nella percezione della Russia il risultato finale delle azioni americane è sempre il rafforzamento del caos e del fondamentalismo islamico, che sono ostili sia per gli interessi americani che russi", — il giornale cita le parole di Jeffrey Mankoff, vicedirettore e analista del programma "Russia ed Eurasia" del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali di Washington.
I successi in Medio Oriente aiutano ad accrescere l'influenza russa nei Paesi occidentali, nonostante gli eventi in Ucraina nel 2014 e la riunificazione della Crimea.
Anche se la situazione in Ucraina non è migliorata, l'atteggiamento dell'Occidente nei confronti di Putin è cambiato. Ora gli Stati Uniti e l'Unione Europea devono tener conto della Russia.
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