E’ andato a Mosca, ha incontrato Putin, ha chiuso buoni affari ed ha fatto da apripista alla ulteriore presenza delle imprese e delle banche italiane in Russia. Ha partecipato al forum economico di San Pietroburgo.
Cade il veto sul gasdotto "Nord Stream 2", sul quale c'è l'attenzione tecnica della Saipem ed economico-finanziaria di Banca Intesa.
Ha detto Renzi: "Le sanzioni" derivanti dal mancato impegno di Mosca sugli accordi di Minsk relativi alla situazione ucraina "sono uno strumento, non un dato permanente da rinnovare automaticamente".
Putin ammicca. L'accerchiamento dei "falchi" europei si allenta.
Certo gli affari sono affari, ma c'è anche una spiegazione geo politica. L'Italia ha bisogno di recuperare un ruolo nel Mediterraneo, sopratutto in Libia dove persino l'Egitto, che ha mire chiaramente espresse sulla Cirenaica, si mette di traverso. Si veda il caso Regeni.Per non parlare dei veti, sempre sulla questione libica, espressi dai nostri "alleati" della NATO. Putin, oltre a rompere il cordone sanitario, ha bisogno di giocare un ruolo proprio nel Mare Nostrum. Cosa che deve fare anche l'Italia. Gli interessi convergono.
Certo Renzi ha il collare corto: l'Italia è pur sempre membro della NATO ed "ospita" alcune basi militari molto importanti dell'alleanza atlantica. Una maggiore apertura dovrà aspettare sia il vertice della NATO di Varsavia, previsto per il luglio prossimo, che l'esito delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti.
Chi viene spiazzato, radicalmente, è il corpo politico della sinistra italiana.
Sia il PD che il PSI, hanno sviluppato una miope visione radicalmente filo atlantista che vede, in politica estera, posizioni politiche alle volte superflue e non richieste, molto più lealiste dello stesso Re. Un filo atlantismo che dimentica Berlinguer e Nenni, quindi una tradizione politica che ha sempre lavorato per la distensione Est Ovest, e che geneticamente è il figlio bastardo di Tony Blair.
Matteo Renzi prende di sorpresa il suo stesso partito ed i suoi alleati. Lo fa mettendo tutti di fronte al fatto compiuto. Per quanto il metodo non mi entusiasmi, è indubbio che la mossa di aprire, anche se con molte limitazioni, a Putin è razionale. Ed io lo approvo.
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