Meglio un giorno da leoni che cento da pecora. Con queste parole, citazione storica di una frase attribuita al dittatore italiano Benito Mussolini, è ufficialmente partita la guerra tra i repubblicani e Donald Trump. Il magnate americano, protagonista dell'ennesimo colpo ad effetto nella teatrale corsa delle primarie Usa alla nomination per la Casa Bianca, è ormai inviso a tutto l'establishment conservatore americano, che non vede più in lui la possibilità di tornare al potere ma un pericolo per la stabilità politica del Paese.
"Bella citazione, mi piaceva come suonava".
Così si è "giustificato" Trump nel corso di un'intervista con l'emittente Msnbc.
"Sapevo di citare Mussolini — ha continuato — che differenza fa?".
All'interno del Grand Old Party la preoccupazione sale ora dopo ora. La corsa di Trump alla nomination repubblicana è sempre più un'opzione concreta e dopo l'ultima boutade dell'eccentrico magnate, negli ambienti conservatori si comincia a parlare di piano B, con la discesa in campo di Mitt Romney, nel caso di una sconfitta di Marco Rubio in Florida, che offuscherebbe forse definitivamente la stella del giovane candidato di origini cubane, considerato dagli analisti il candidato di riferimento del blocco repubblicano.
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