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Politica del mordi e fuggi, bugie dalle gambe corte: con questi atteggiamenti l'Occidente si è messo all'angolo da solo nell’arena del dibattito internazionale.
Le difficoltà in cui attualmente versa sono evidenti per tutti nonostante lo sforzo profuso dai media italiani per difendere l'immagine dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e ora anche della Turchia e per dipingerli come pacificatori globali. L'impegno al quale sono chiamati i pennivendoli nostrani è realmente titanico: lo può constatare chiunque abbia seguito senza paraocchi l'evoluzione della crisi in Medio Oriente negli ultimi anni. Verrebbe quasi spontaneo invocare per pietà una pausa per questi abili, ma ormai stanchi sceneggiatori, che ogni giorno alzano da un lato cortine fumogene sulle connivenze con cui si arrichisce il Califfato, mentre dall'altro inventano sempre nuovi pretesti per additare come capro espiatorio l'unico Paese realmente impegnato contro l'Isis (Daesh), cioè la Russia.
Dalle colonne de La Stampa veniamo a sapere che il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha pronunciato queste emblematiche parole: Putin? E' parte del problema. Non è la soluzione in Siria. Ora, è noto che il quotidiano torinese è schierato contro la Russia, ma ci preoccupa il livello a cui è scesa la testata degli Agnelli, la quale finge di offrire un'informazione moderna e indipendente, ma poi racconta solo a una parte della storia, negando ai suoi lettori qualunque possibilità di confronto delle voci in causa. La Stampa è un buon termometro dell'ostilità che i media occidentali mettono contro Putin e il suo popolo.
E infatti l'intervista a Tusk è stata pubblicata proprio il giorno dopo che la Russia aveva portato le prove dei loschi rapporti che intercorrono tra Turchia e Isis (Daesh). Forse la linea editoriale de La Stampa vieta di porre domande che possano incrinare la fede euroatlantica, ma al Presidente del Consiglio europeo si poteva anche far accennare a questi traffici o addirittura chiedergli come possa risultare credibile un Pentagono che aspetta la miseria di trenta minuti dalla conferenza russa per bollare come totalmente assurdi i filmati sugli affari del leader turco con gli jihadisti. Per analizzare il documento l'intelligence di Obama ha probabilmente impiegato lo stesso tempo che ci mise a raccogliere le prove dell'esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
E anche in questo, gli italiani di ogni colore e fazione stanno aprendo gli occhi: i media nazionali lavorano incessamente per creare una visione parziale e deformata della realtà. Ma i giornali democratici e indipendenti non vi diranno mai che Donald Tusk si è laureato con una tesi suJózef Klemens Piłsudski, rivoluzionario polacco famoso tra l'altro per il tentativo di far crollare la Russia con l'aiuto tedesco per ottenere l'indipendenza polacca. Un politico come Tusk non ci sembra possa essere obiettivo nel giudicare l'attuale situazione geopolitica nei casi in cui rientra anche la Russia.
E sarebbe interessante sapere che cosa ne penserebbe l'opinione pubblica dell'abbraccio di domenica fra il Presidente Ue e il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu. E' normale pensare di poter riallacciare i rapporti con la Russia quando poi si abbraccia l'emissario di chi ha appena abbattuto un caccia bombardiere di quest'ultima? Aereo che era peraltro impegnato in operazioni contro il nemico comune, o almeno quello che si ritiene accomuni il mondo civilizzato. Ed è stato abbraccio molto costoso, visto che è stato pagato dai cittadini europei 3 miliardi di euro in cambio dell'impegno di Ankara di arginare il flusso di rifugiati verso le coste greche.
La realtà dei fatti è questa: da una parte c'è la Russia che puntualmente mostra le prove delle complicità tra alcuni Stati della Nato e il Califfato di Raqqa, e dall'altra c'è una fronte internazionale che si impegna solamente a dire non è vero senza produrre alcun elemento contrario a quanto affermato da Mosca. Con sempre maggiore evidenza notiamo l'assenza di volontà nel risolvere la questione siriana, anzi il tentativo è quello di complicarla portando all'esasperazione i rapporti con Putin, che si batte per debellare la minaccia del terrorismo islamista.
Infine, l'affronto della Nato che ingloba il Montenegro è il non plus ultra: invece di impegnarsi a unire ci si esercita nell'arte di dividere e di provocare. Viviamo in un mondo paradossale in cui le salme di Parigi vengono ostentate solo per impietosire, invece che per costruire una risposta fortemente unitaria da parte ci chi dice no all'integralismo religioso e all'aggressione di uno Stato sovrano. Ma si sa ormai che questi concetti funzionano solo quando interessa a determinati personaggi, per ottenere qualche barile di petrolio in più.
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