Le politica delle sanzioni non piace persino agli alleati degli Stati Uniti, ha riconosciuto Colin Kahl, assistente alla Sicurezza Nazionale del vicepresidente Joseph Biden.
La conferenza stampa di Kahl era dedicata al recente accordo sul programma nucleare iraniano, raggiunto in buona parte grazie alla Russia e agli altri partecipanti del "sestetto" di mediatori internazionali, scrive il giornale russo "Vzglyad".
Alla domanda su come Washington possa proporre a Mosca di mantenere l'unità nel "sestetto", nonostante l'imposizione delle sanzioni contro la Russia, il funzionario USA ha detto: "In termini geopolitici la nostra risposta è: non lo sappiamo."
"E' vero che applichiamo sanzioni in vari settori e ad altri Paesi spesso questa decisione non piace. Non solo ai Paesi presi di mira dalle sanzioni, ma, francamente anche ai nostri alleati del fronte delle sanzioni. Perché ci sono costi reali," — ha detto Kahl.
"Temo che se il nostro Congresso boccerà l'accordo con l'Iran e saremo costretti a mantenere forzatamente il regime delle sanzioni in tutto il mondo, non solo metteremo a repentaglio il consenso diplomatico sulla politica nei confronti dell'Iran, ma aggiungeremo benzina sul fuoco, alimentando la paura e le tensioni sulla nostra politica di sanzioni in generale, — ha detto l'assistente del vice presidente degli Stati Uniti. — Questo complicherà l'attuazione di alcune nostre priorità in materia di sicurezza nazionale".
A sua volta, il vice coordinatore del Dipartimento di Stato sulla politica delle sanzioni Chris Beckemeyer ha messo in guardia che le misure restrittive di Washington contro l'Iran e la Russia sono completamente diverse e non correlate tra di loro.
Nei giorni scorsi a New York al segretario di Stato John Kerry era stato chiesto se sia possibile, in caso di bocciatura dell'accordo corrente sull'Iran riunire nuovamente il "sestetto" e concordare qualcosa di più accettabile per Washington.
"State scherzando?", — aveva risposto testualmente il capo della diplomazia USA.
A suo parere uno scenario del genere isolerebbe gli Stati Uniti dai suoi alleati nella crisi ucraina, così come metterebbe a rischio la posizione del dollaro come valuta di riserva mondiale.
Le ammissioni non piacevoli per gli Stati Uniti di Kahl, Beckemeyer e Kerry sono di natura coercitiva. L'accordo con l'Iran, già presentato come successo chiave della politica estera di Obama, potrebbe non venire ratificato nel Congresso degli Stati Uniti. Per difendersi, l'amministrazione americana è costretta a parlare ad alta voce dei suoi rapporti con gli alleati in merito a questi temi, che di solito sono taciuti da Washington.
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