Ma con i grillini al potere quei miliardi andranno sprecati. Solo un voto garantito da un’intesa istituzionale può garantire la sopravvivenza del paese e della democrazia.
E’ un ossimoro della storia. Uno dei peggiori che ci saremmo meritati. Ma tant’è. Il 19 gennaio nel 21mo anniversario della morte in esilio di Bettino Craxi, uno dei leader (lo scrive uno che non è mai stato socialista) più lucidi, energici e decisionisti della storia di questa Repubblica, l’Italia s’è vista confermare dal Parlamento uno dei Presidenti del Consiglio più grigi, indecisi e titubanti mai passati da Palazzo Chigi. Un premier peraltro mai votato da nessuno. Nulla che Craxi non avesse predetto dal suo ultimo rifugio. “L’Europa, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno”. La frase, pronunciata nel 1997 e ripropostaci in “Io parlo e continuerò a parlare” - raccolta di scritti, dichiarazione e appunti di Craxi pubblicata da Mondadori nel 2018 - dovrebbe risuonare come un monito per chi ha votato la riconferma di Giuseppe Conte.
Il limbo predetto da Craxi è la vera ragione dell’immeritata sopravvivenza dall’attuale Presidente del Consiglio e dal suo governo. Un premier senza qualità di cui una maggioranza di voltagabbana indifferenti agli interessi della nazione preferisce non liberarsi. Qualcuno obbietterà che Craxi pronunciò quella frase pensando non all’Europa politica, ma alle scelte monetarie imposteci dai trattati di Maastricht.Ma di chi è figlia l’euroburocrazia che imprigiona l’Italia e le impedisce un modello di sviluppo autonomo? E’ figlia proprio delle regole e dei parametri che per troppo tempo hanno paralizzato la nostra economia. Regole e parametri che hanno contribuito a impoverire e dividere la società spingendola a quella sorta di rivolta giacobina cristallizzatasi con le elezioni del 2018. Quel voto ha regalato la maggioranza relativa ad un Movimento 5 Stelle rappresentato da una pletora priva di idee e di competenze mossa soltanto dal sogno confuso di un personale riscatto sociale. Oggi quella maggioranza incompetente e incapace, presentatasi inizialmente come movimento anti-europeista, si è trasformata nella vera catena di Bruxelles. Una catena pronta a tutto pur di garantire la sopravvivenza di un esecutivo nato nell’agosto 2019 grazie alla benedizione dell’Unione Europea. Una catena impossibile da spezzare dal momento che l’unico vero obbiettivo della maggioranza grillina è il mantenimento fino a fine legislatura di emolumenti e privilegi garantiti dallo scranno parlamentare.
Ma non è la sola catena. A imprigionare l’Italia contribuiscono i lucchetti di quanti nel Pd e nel partito di Renzi temono di veder cadere il miraggio dei 209 miliardi promessi dall’Europa. Un premio di fedeltà garantito solo se il governo giallo- rosso riuscirà a impedire il voto e la scontata vittoria di un centro - destra considerato alla stregua di una sciagura da Bruxelles. Ed allora eccoci nel limbo. Un limbo che neanche il Presidente Sergio Mattarella, l’unico che ne avrebbe la competenza e la facoltà istituzionale, osa dissolvere. Ma il Quirinale farebbe bene a considerare anche altri punti di vista. Imprigionare la democrazia, impedire il voto e abbandonare gli italiani nelle mani di un premier e di un’alleanza posticcia mentre il paese si dibatte tra le sciagura della pandemia e quella della recessione non contribuisce a sanare le divisioni nazionali. Né tantomeno a ritrovare quell’unità indispensabile per garantire un compatto riscatto nazionale.
In quel momento solo un governo forte sorretto dalla maggioranza della nazione e dall’impegno a dialogare con tutti, Europa compresa, deciderà la sopravvivenza del paese.
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