Per molti è solo un banale inciucio. In verità l’ipotesi di alleanza istituzionale tra Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti apertasi l’11 novembre con il blocco, grazie ad un emendamento Pd, della sentenza europea che restituiva a Vivendi la possibilità di scalare Mediaset segnala scenari molto più complessi e intricati. Scenari dietro quali s’intravvedono i tentativi di ribaltare gli orizzonti politici italiani facendo saltare non solo il banco del governo, ma anche quello dell’opposizione.
Far dialogare il Pd e Forza Italia significa non solo ridimensionare il ruolo dei Cinque Stelle, ma anche marginalizzare l’opposizione di Lega e Fratelli d’Italia ben lontani dall’idea di firmare un’intesa con il Pd. E qui sta il gioco. Un gioco avviato dal Nazareno, ma messo a punto, si dice, in quelle stanze del Quirinale dove da tempo monta l’imbarazzo per l’immobilismo del governo giallo-rosso. Un immobilismo che s’accompagna alla volontà di rispettare sia i diktat di un’Europa pronta a tutto pur di evitare un ritorno al governo della Lega, sia quelli di un Joe Biden deciso a regolare i conti con un Giuseppe Conte avvicinatosi troppo a Donald Trump. In questo complesso rebus il Presidente del Consiglio rappresenta l’indispensabile quanto scontata vittima sacrificale. Una vittima da offrire in pasto non solo all’opinione pubblica italiana, ma anche all’Europa e al prossimo inquilino della Casa Bianca. Anche perchè a preoccupare più di tutto Sergio Mattarella è la sempre più diffusa diffidenza internazionale nei confronti di un governo giallo-rosso percepito come inadeguato e inattendibile. E Bruxelles è sicuramente lo scenario su cui la diffidenza si manifesta con sempre più forza. La Presidente della Commissione Ursula van der Leyen rivendica il merito di aver fatto destinare all’Italia 209 miliardi dei 750 miliardi del Recovery Fund e non nasconde l’irritazione per i ritardi di un esecutivo incapace di consegnarle i piani dettagliati per l’impiego di quelle somme.In questo scenario l’unico modo per evitare il voto anticipato e la vittoria di un’opposizione egemonizzata da Lega e Fratelli d’Italia — ovvero salvare capra e cavoli accontentando Bruxelles e Washington — è quello di spaccare l’opposizione offrendo a Forza Italia un ruolo determinante in un governo istituzionale. Un ruolo che oltre a garantire al Cavaliere la salvaguardia delle sue aziende e la piena riabilitazione politica gli riconsegna anche la speranza di restare in corsa per il Quirinale. Il tutto mentre Lega e Fratelli d’Italia si ritroverebbero a dover aspettare il 2023 per andare alla prova del voto. Con il rischio che l’abbandono di Forza Italia li privi non solo dei voti necessari a conquistare la maggioranza ma anche della copertura politica indispensabile per mettere in piedi un governo senza venir isolati dal resto dell’Europa.E a rendere il tutto ancor più complicato potrebbe aggiungersi un passagio al sistema proporzionale deciso nel frattempo proprio dal governo istituzionale Pd Forza Italia. La domanda è ovviamente con quali numeri tutto questo possa stare in piedi fino al 2023. La risposta va cercata all’interno dell’incandescente magma grillino. Se da quel magma salterà fuori una pattuglia di “responsabili” disposti — pur di arrivare a fine mandato — a far da stampelle a una coalizione istituzionale Pd — Forza Italia allora il tempo di Conte volgerà al termine e incomincerà la ricerca un “salvatore della patria” a cui affidare l’Italia. Ma le incognite non sono poche. La diserzione di Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara, i tre deputati di Forza Italia passati alla Lega, dimostra come anche il Cavaliere rischi alla fine di ritrovarsi solo e isolato. “Per Berlusconi questa è l'occasione per dimostrare che Forza Italia è alleata della Merkel e non della Le Pen” — ha detto Matteo Renzi in un’intervista al Corriere. Ma è lo stesso Renzi che incoraggiava il compagno di partito Enrico Letta a “star sereno”. E quella volta non finì proprio benissimо.
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