Gli italiani continuano ad avere paura per il proprio futuro. A testimoniarlo non è soltanto l'Istat, che ha diffuso l'indice di fiducia dei consumatori (passato da 111,2 a 110,5) e quello delle imprese (diminuito da 99,1 a 98,7), ma anche l'istituto demoscopico SWG che ha misurato i timori degli italiani a poche settimane dalla chiusura delle liste dei partiti alle elezioni europee. Utilizzando una scala da 1 a 10, gli italiani hanno evidenziato come la mancanza di lavoro rimanga la preoccupazione principale (8,2). Subito dietro, nella classifica delle angosce ci sono il futuro del Paese e la crisi economica (entrambi a 8). Su questo infausto podio sale anche la pressione fiscale troppo elevata (7,7).

L'analisi di SWG pare quindi promuovere - almeno in parte - l'azione dell'esecutivo Conte, ma resta aperta la questione economica, strettamente connessa a quella demografica e occupazionale. Secondo i sondaggi SWG, gli italiani vorrebbero vedere introdotti i seguenti interventi per incentivare la natalità: favorire orari di lavoro flessibili nelle imprese (41%), pagare meno tasse (37%, che sale addirittura al 44% nei soggetti tra i 25 e i 34 anni), dare un contributo per ciascun figlio.

Su questo fronte il Governo sembra ancora immobile, impegnato com’è a reperire i fondi per quota 100 e per il reddito di cittadinanza. D'altra parte è chiaro che un Governo insediato da meno di un anno non possa operare a 360 gradi, ma è altrettanto vero che Conte e soci dovrebbe temere lo spettro dell'aumento dell'Iva che servirebbe a una riduzione delle tasse, con l'introduzione di una mini Flat Tax, e a reperire 23 miliardi per “sterilizzare” le clausole di salvaguardia.
Era stato recentemente lo stesso ministro delle Finanze Tria, in audizione nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ad affermare: La legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative.
Ma nelle ore successive il Ministro era stato preso d'assalto da Di Maio e Salvini, che hanno assicurato che fino a quando Lega e M5S saranno al governo non vi sarà alcun aumento dell'Iva. Tuttavia, quei 23 miliardi, oltre i 2,2 dello scostamento del rapporto deficit/Pil, pesano come macigni. Poi è difficile immaginare misure alternative che abbiano un impatto del genere: al momento attuale, o si aumenta l'Iva o si aumenta la tassazione degli immobili (in cui l'Italia è già ai primi posti nel mondo) o si fa una patrimoniale (che in parte già esiste a seguito delle Finanziarie di Monti). Sono tutti provvedimenti che comunque aumenterebbero sensibilmente le tasse, spostando semplicemente i soggetti che le dovrebbero pagare.Nel citato sondaggio sulla natalità, ben il 78% degli intervistati chiede un taglio netto dell'Iva sui prodotti per neonati.


Ora la palla passa di nuovo a Tria, a cui toccherà trovare un compromesso che non scontenti troppo e che dia risposte ai cittadini italiani, per i quali la questione economica è adesso prioritaria.
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