
I falsi, di cui la Cina è il massimo produttore, colpiscono al cuore il vasto tessuto produttivo italiano, noto in tutto il mondo per le proprie eccellenze. Sputnik Italia ha raggiunto per un approfondimento in merito Mario Peserico, presidente di INDICAM, associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale.
- L’Italia si trova al terzo posto fra i Paesi più colpiti dalle contraffazioni. Mario Peserico, quali sono i principali danni causati da questo fenomeno per il Paese?
- Soffriamo in tanti campi, ma in quello della contraffazione siamo i campioni. È un segnale di come i marchi in Italia siano ambiti, ma è un danno notevolissimo per le imprese; è un danno anche per il sistema Paese. L’Italia è fatta di aziende ad alta penetrazione di contenuto intellettuale, superiore alla media europea. Di conseguenza vediamo gli importanti danni che subiscono le imprese.
Ecco i principali danni in cifre che subiscono le imprese e lo Stato:12,4 miliardi circa è il valore della contraffazione in Italia nel 2016, si stimano 88 mila posti di lavoro perduti, 10,3 miliardi il mancato gettito tributario. Inoltre 6,5 miliardi è il valore della contraffazione nelle casse dei criminali.
- Al di là delle cifre, a causa della contraffazione ne risente anche l’immagine del Made in Italy?
- Ne risente oltre al Made in Italy celebrato e conosciuto, anche il Made in Italy del tessuto produttivo e artigianale tipico del nostro Paese. Le imprese subiscono danni incalcolabili. Vorrei fare un esempio: l’originale di una cintura di un marchio conosciuto può costare mille euro, il prodotto contraffatto ne costa duecento; il marchio originale subirà un danno di immagine, in minima parte subirà anche un danno di vendite. In termini di giro d’affari subirà un danno maggiore l’artigiano che produce cinture da 200 euro, perché lo fa storicamente, vi è una ricerca dei materiali, una ricerca di lavorazione. L’artigiano subirà il danno delle mancate vendite a causa del prodotto contraffatto del marchio blasonato. Quando parlo di Made in Italy intendo il sostrato produttivo e artigianale del nostro Paese.
- Fra l’altro trovare degli artigiani oggi in Italia in grado di portare avanti la propria attività è sempre più raro…
- È sempre più complicato e costoso, le agevolazioni da parte dello Stato in molti casi mancano, le complicazioni burocratiche invece aumentano. Chi produce in totale spregio a qualunque diritto di proprietà intellettuale, a qualunque legge dello Stato, ad investimenti in ricerca, comunicazione e marketing celebra la propria vittoria con in numeri che vediamo. Altrettanto drammatica è la percentuale dei prodotti contraffatti sul totale, una percentuale in continua crescita, parliamo del passaggio dal 2,5% ad un 4%.
- Quali sono i settori maggiormente colpiti?
- I settori colpiti sono praticamente tutti, che sia contraffazione o contraffazione abbinata ad abusivismo. Certamente parliamo innanzitutto delle tipicità e delle eccellenze della produzione italiana, ad esempio degli accessori e dell’occhialeria. L’accessoristica toscana oggi rischia di sparire…
- I Paesi di origine dei prodotti contraffatti sono noti. Qual è il problema quindi, mancano delle norme in materia? Non vengono effettuati i dovuti controlli?
- L’Italia da questo punto di vista ha meno responsabilità di altri. I Paesi di origine dei prodotti contraffatti molto spesso sono extra europei, per esempio il Sud Est asiatico. Questi prodotti arrivano in Europa, le dogane italiane sono fra le più attive e la contraffazione è un tema caldo, quindi noi diamo priorità ai controlli doganali.
Non è l’Italia il punto debole, purtroppo in Europa ci sono altri Paesi con meno attenzione in materia, Paesi che non hanno marchi né politiche di tutela della produzione intellettuale. Una volta che i prodotti sono sul suolo europeo, in Olanda, in Germania e via dicendo, poi circolano liberamente in tutti i Paesi dell’Unione. Questo è un problema al quale l’Italia cerca di ovviare con una lobbying a livello europeo perché ci sia un’uniformità di controlli.
Un altro aspetto fondamentale è che la contraffazione viaggia sul web, sono sempre meno i container, ma vi sono più prodotti destinati al cliente finale che acquista su internet. Notiamo una maggior difficoltà di controllo, ogni pacchetto è potenzialmente un prodotto contraffatto.
- Come lottare quindi contro la contraffazione?
- Innanzitutto serve univocità a livello europeo nei controlli con il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera. L’altro aspetto fondamentale è che le piattaforme web abbiano dei controlli costanti e rapidi per contrastare i prodotti contraffatti, i quali una volta identificati devono essere immediatamente tolti da internet.
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