Per quanto l'Italia manifesti sofferenza nei confronti di queste limitazioni al proprio commercio, la consapevolezza degli attuali rapporti di forza all'interno dell'Europa e dell'Occidente ha finora consigliato a Roma di assumere un atteggiamento prudente per evitare di rimanere isolata. L'Italia non si trova oltretutto in una posizione particolarmente felice, in quanto immersa nella complessa trattativa avviata con la Commissione europea allo scopo di evitare l'avvio della procedura d'infrazione per deficit eccessivo, più volte minacciato nel corso delle ultime settimane. Su questo specifico dossier ha quindi dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Ma perché gli Stati Uniti tengono così tanto, persino nell'era di Trump, a mettere la Russia nell'angolo? A questa domanda si possono al momento dare tre risposte, che tra l'altro non sono mutuamente esclusive.
Innanzitutto, parte del sistema politico americano è tuttora profondamente antirussa e tale circostanza si è già riverberata nelle decisioni con le quali il Congresso di Washington ha legato le mani al Presidente americano per impedirgli di essere più accomodante con Mosca. Alcune fra le sanzioni che gli Stati Uniti hanno varato contro la Russia sono, in effetti, di origine parlamentare.
Va inoltre considerata la cifra specifica rappresentata dallo stile negoziale dell'attuale Presidente americano. Trump ha più volte affermato che quando ci si siede al tavolo per trattare, la parte che più necessita dell'accordo è quella che ottenere di meno. Se l'obiettivo strategico dell'attuale Presidente statunitense fosse davvero la grande intesa con la Russia, sarebbe allora del tutto trumpiana una strategia di dissimulazione, condotta anche con provocazioni e richieste plateali agli alleati, volte ad indebolire la posizione negoziale dell'interlocutore.
In sintesi, che gli americani sollecitino tutti i loro alleati a mantenere, applicare ed aggravare le sanzioni alla Russia non implicherebbe automaticamente che ci stiamo per forza avviando ad uno nuovo scontro. Trump vuole probabilmente un accordo con la Russia almeno quanto ne desidera uno con l'Iran. Ma deve dimostrare di esser forte e di non averne bisogno, mentre la controparte dev'essere convenientemente indebolita, per portarla alle trattative in una posizione di svantaggio. Se gli europei rompessero il fronte, crollerebbe il palco. Ecco perché gli americani appaiono tanto rigidi.
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