Il mainstream — che ignora platealmente, per esempio, la sanguinosa guerra nello Yemen — è diventato improvvisamente attentissimo sulla sorte dei marinai ucraini, in discrete condizioni fisiche, catturati dalla marina militare russa.
Siamo di fronte a una delle infinite "stranezze" che stanno accentuando la "dissociazione cognitiva" di milioni di lettori/spettatori dei giornali e delle tv occidentali. I quali non riescono più a spiegarsi come mai quello che viene raccontato loro non corrisponde più, quasi per niente, alla logica e al buon senso.
Sta di fatto che pochi giorni fa, mentre era in preparazione il fantastico "venerdì nero" globale dei saldi di fine stagione, una commissione bipartisan del Congresso degli Stati Uniti ha varato un voluminoso rapporto a sostegno delle richieste del Pentagono che preludono a una gigantesca guerra degli Stati Uniti contro la Russia, o la Cina, o contro entrambe.
Va notato che si è trattato di una commissione "bipartisan", cioè formata da esponenti repubblicani e democratici. Tutti concordi ugualmente nell'accettare la proposta di ulteriori enormi investimenti militari in preparazione, appunto, di una tale guerra. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti delle abituali manovre lobbyistiche per trovare una spiegazione decente ai favori che i legislatori americani concedono ai loro finanziatori militari.
Ma non è di questo che si tratta, per meglio dire non solo di questo. Il fatto è che la nuova dottrina della Strategia per la Sicurezza Nazionale del Pentagono rappresenta una svolta radicale rispetto alle teorie in vigore fino a ieri. Ora, dice il documento del Pentagono, "il centro focale primario non sarà più il terrorismo ma la competizione tra le grandi potenze". È stata questa l'autostrada attraverso cui è transitato il più imponente aumento delle spese militari americane mai verificatosi negli ultimi 70 anni. ()
Cioè gli Stati Uniti affermano che è in corso la preparazione per una guerra "imminente", che "coinvolgerà l'intera società" e che avrà effetti "devastanti" sulla popolazione americana. Il discorso è esplicito: "sarebbe poco saggio e irresponsabile non attendersi che i nemici cerchino di debilitare le forze mobili, quelle cyber, con ogni tipo di attacchi contro gli americani sulla loro terra, mentre cercano di sconfiggere il loro esercito all'estero". È lo scenario di qualche cosa molto simile alla terza guerra mondiale, che non sarà più combattuta tra eserciti, ma avrà come obiettivo l'annientamento della popolazione nemica.Il documento si spinge a descrizioni di impressionante realismo sugli effetti militari e civili di una tale guerra, dove gli Stati Uniti "dovranno fronteggiare combattimenti di una difficoltà senza precedenti e perdite immense, inconfrontabilmente più grandi di ogni esperienza bellica già affrontata" e dove "non si può escludere nemmeno che la guerra potrebbe anche essere perduta". Non resta, di fronte a queste valutazioni, che porsi una domanda: ma non sarebbe più saggio lavorare per non farla, una guerra del genere? A quanto pare nessuno dei membri della commissione è stato in grado di porsela.
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