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Nel medesimo filone si muove anche la carta stampata.
Secondo Giovanni Verde, in un editoriale de Il Mattino intitolato "Il declino del sapere vero male del Paese" abbiamo infiniti esempi di quanti hanno fondato il loro potere sull'imposizione autoritaria, impedendo qualsiasi dibattito critico, creando le condizioni per renderlo impossibile. Ed il modo migliore è quello di far praticare l'ignoranza. Questa, infatti, consente anche a chi esercita il potere di manipolare a suo piacimento la realtà. Il tema è tremendamente attuale.
Insomma, gli italiani stanno vivendo in una sorta di Matrix creata dagli attuali detentori del potere, che li tiene imprigionati nella morsa dell'ignoranza. Non è dato sapere come Lega e M5S abbiano potuto imbastire questa gabbia così bene e così in fretta, ma questi intellettuali nemmeno si sognano di accusare chi ha governato fino a pochi mesi fa e ha sfornato la meravigliosa riforma scolastica chiamata "La Buona Scuola", che ha scontentato molti di quegli insegnanti che formano lo zoccolo duro di chi vota a sinistra, oltre ad aver deluso gli studenti (a quanti scioperi abbiamo assistito durante i governi Renzi e Gentiloni?).
Il Mattino aveva già lanciato il grido all'emergenza-ignoranza con l'articolo "L'opinione ignorante e il contagio della Rete", a cui si è associata Repubblica con Vallespin, che nel suo "Per capire dove siamo finiti torniamo a leggere La montagna incantata" afferma che anche oggi vale quanto raccontava Mann: la convinzione che il processo di civilizzazione sia entrato in collisione con gli ingredienti della cultura profonda. Anche in questo caso il collasso del sistema è causato dall'ignoranza dilagante. Curzio Maltese, dalle colonne del Venerdì di Repubblica, aveva detto la sua sul "Perché siamo diventati ignoranti": non sappiamo se si riferisse anche ai suoi lettori o se invece li volesse compiacere attribuendo loro lo status di ultimi detentori del Verbo. Il Foglio, giornale convertitosi da berlusconiano a renziano, resta in scia e definisce l'Italia "Il paese dei balocchi" dove non lavori ma hai lo stipendio, non versi i contributi ma hai la pensione, e non paghi neppure le tasse: è una visione molto superficiale delle promesse dell'attuale Governo, che denota per l'ennesima volta la capziosità di certe penne, che ormai fanno solo più giornalismo di maniera. Sempre il Foglio il 18 settembre affermava che "il tratto indennitario dei barbari al governo" è addirittura il complottismo, mentre qualche giorno prima vi si era letto un articolo dal titolo "Perdere il senno mescolando complottismo politico e occultismo satanico". Eh già, oltre che ignoranti, barbari e razzisti, gli italiani — in particolare gli elettori che hanno votato Lega e M5S — sono degli imperdonabili dietrologi, ammaliati dalle teorie più astruse, pronti a vedere complotti ovunque pur di giustificare i propri beniamini. Trovare complotti e azioni sotterranee che impediscono al Bene (incarnato dai politici preferiti) di trionfare: ehm… ma non è la stessa cosa che negli ultimi sette lunghi anni hanno fatto i giornalisti e i simpatizzanti di una certa parte politica?
Sono i media ad aver pesantemente contribuito a creare il clima che ha influenzato gli elettori e li ha spinti verso la novità che questa maggioranza rappresenta. Per anni, numerosi giornalisti hanno coperto le mancanze dei propri referenti oppure hanno sventolato la bandiera della casta, come fa il torero che agita il drappo rosso di fronte al toro. Stella del Corriere della Sera ha creato un intero genere letterario intorno a questo tema, ma adesso si rammarica e si riallinea al mainstream con una inversione di marcia la cui sgommata stride quanto può fare la realtà con la menzogna. È vero, superficialità e supponenza sono problemi seri che affliggono l'Italia, ma i loro portatori non sono gli ignoranti del popolino, ma gli intellettuali più celebri e più celebrati: costoro dovrebbero essere la coscienza critica dell'opinione pubblica, ma sono diventati il peggior sfogatoio delle frustrazioni di una classe dirigente sbattuta fuori dalla storia.
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