Tutti i 118 membri dell'equipaggio morirono, alcuni dopo giorni di sopravvivenza nell'ultimo compartimento stagno in attesa di soccorsi che non fecero mai in tempo ad arrivare. Una tragedia che commosse tutta la Russia e ferita aperta ancora oggi. La storia drammatica, ma romantica, degli ultimi uomini rimasti intrappolati, consci della vicina morte che fino all'ultimo continuano la redazione del più improvvisato dei giornali di bordo non mancando di dispensare strazianti ma orgogliose raccomandazioni e dichiarazioni di affetto per le famiglie, in questi diciotto anni ha ispirato registi, musicisti, artisti. Nessuno se ne era mai avuto a male, anzi, documentari, film e canzoni erano sempre stati rispettosi e rappresentativi della tragedia che evocavano.

Proprio oggi però è successo qualcosa di un po' diverso che ha suscitato qualche seria perplessità in Russia. Un'azienda polacca ha ideato e ufficialmente presentato nientemeno che un gioco per PlayStation, Xbox e PC intitolato appunto Kursk e ispirato alla tragedia. C'è anche la versione da tavolo e da ottobre sarà disponibile per il mercato mondiale, italiana compresa. Nelle recensioni non si trovano note o perplessità sul soggetto. Tutto normale. Solo i russi ci hanno trovato qualcosa di strano e stridente. Non che qualcuno abbia gridato a gran voce allo scandalo o abbia richiesto la censura del gioco o anche solo cambiarne il nome, la notizia non è questa. Non che in Russia siano state espresse delle perplessità, la notizia è piuttosto che non ne siano state espresse affatto in occidente.
Come spiegare quindi il perché anche da noi bisognerebbe riflettere sull'opportunità di realizzare un gioco con caratteristiche del genere? Semplice, con un esempio.

USTICA
Immaginato? Fatto?
Ecco, che effetto fa?
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