— Il Vaticano è una città-stato e il centro della religione cattolica. Quanto è importante questo assunto nello svolgimento del suo incarico e nell'ambito dei rapporti bilaterali tra Russia e Vaticano?
— Il Vaticano è un partner unico nel suo genere proprio per il motivo che Lei ha menzionato. È anche uno Stato: talvolta mi viene citata la frase che Stalin pronunciò a proposito del Vaticano: "Quante divisioni ha il Papa?" e io ogni volta rispondo che, sebbene il suo territorio sia limitato (poco più grande del Cremlino di Mosca), i credenti sono un miliardo e duecento milioni!
E per la maggior parte di loro le posizioni assunte dal Papa, le sue opinioni, le sue dichiarazioni sono più importanti di quelle di altri primi ministri ed esponenti di governoi. Perciò questa particolarità va senz'altro tenuta in considerazione.
Quello del Vaticano è quindi un duplice status: Vaticano come Stato, Santa Sede come centro della religione cattolica. E sta proprio qui la parte interessante. Noi ci occupiamo formalmente di affari intergovernativi, come da incarico, ma questo non significa tralasciare gli affari religiosi e spirituali perché anche questi ultimi sono affari di Stato. Significa anche non tralasciare il confronto di opinioni diverse che è un fattore, direi, fondante per la stabilità delle buone relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e il Vaticano.— In tale, peculiare, contesto le relazioni tra Russia e Vaticano hanno vissuto momenti diversi nella loro storia e sono sempre dipese dalle relazioni fra le due Chiese. Tuttavia, è evidente che l'autorità del Vaticano è sempre rimasta grande sia in Europa sia nei Paesi dell'America Latina sia in Russia. Oggi le relazioni Russia-Vaticano si possano considerare buone? Cosa c'è ancora da fare per svilupparle?
I valori tradizionali della nostra civiltà cristiana vengono privati del loro significato. Concetti come la coscienza, i comandamenti sono per la nostra civiltà comuni sia ai credenti sia ai non credenti. Viviamo in un sistema unico definito da queste coordinate etiche. Oggi però queste coordinate vengono private della loro importanza e questo preoccupa il Vaticano, i cattolici e la nostra Chiesa. Preoccupa il fatto che gradualmente il modo di pensare delle persone passi da un sistema educativo basato sulla letteratura e sulla scuola ad uno basato su Internet.
Oggi assistiamo alla prima o forse alla seconda generazione di Internet sia per noi ortodossi sia per i cattolici e questo suscita grande preoccupazione. Nonostante i ragazzi siano bravi e intelligenti, il timore per la qualità del loro modo di pensare è reale. Su quali basi si è formato? Su quali valori? Oggi le persone leggono non ciò che è scritto bene o che è ritenuto un classico contemporaneo o del passato, ma le pubblicità. Per questo le valutazioni dei prodotti intellettuali (teatro, cinema, letteratura) non si fanno più in termini culturali o artistici, ma commerciali. Tutto ciò preoccupa il Vaticano, ma anche noi perché viviamo la stessa situazione. La capitalizzazione dell'economia porta alla capitalizzazione dell'intelligenza e all'indebolimento dei valori morali. Non a caso il Papa ha proposto un'interessante iniziativa che abbiamo approvato in toto: il rafforzamento della base morale del diritto internazionale. Il diritto internazionale, anche quando è in mano a figure ostili, non dovrebbe mai essere applicato con cinismo ed in termini burocraticamente demagogici, ma dovrebbe avere invece una base etica. In tal senso la diplomazia diventa l'arte di far diventare le cose possibili nell'ambito di determinati valori. La diplomazia non può essere immorale. O perlomeno la nostra diplomazia non lo è.— Forse un simile approccio è indispensabile per la diplomazia russa in Vaticano in cui la spiritualità si concentra su questi valori? Oppure questa è un'altra storia?
— No, tutto questo preoccupa il Vaticano e preoccupa entrambe le nostre chiese. Prendiamo ad esempio le dichiarazioni rilasciate dal Papa e dal Patriarca Eutimio all'Havana. Si tratta di un potentissimo documento che cerca di leggere la contemporaneità. Metà del documento è dedicata al dialogo interreligioso su quegli elementi comuni alle due chiese. La seconda metà è invece un'analisi della situazione attuale che le due chiese condividono. Dunque questa analisi condivisa dalle due chiese coincide con quella della diplomazia russa.
— Il Vaticano è al tempo stesso la cancelleria dei vescovi, un capolavoro dei grandi maestri dell'arte, un centro di pellegrinaggio per i fedeli e per i turisti di tutto il mondo. Come si sente Lei a vivere in un posto del genere? Non pensa di scrivere un libro in futuro su quello che solo Lei ha potuto vedere in Vaticano e che è nascosto agli altri?
— Subito dopo il mio arrivo, nei miei primi mesi in Vaticano ero molto confuso. Non capivo dove fossero gli organi di governo e quelli religiosi perché hanno tutti nomi diversi: dicasteri, direzioni, dipartimenti, consigli religiosi. Ma piano piano tutto si è sistemato. Ora è più semplice anche perché Papa Francesco ha reso più trasparente la divisione tra l'appartato statale e quello religioso. In Vaticano c'è tutto: il governo, l'apparato statale, il ministero degli Esteri, il ministero degli Interni, il tribunale, la banca di Stato. Hanno un loro sistema giudiziario, le carceri, una stazione radiofonica, testate giornalistiche, una propaganda, la loro cattedrale, i loro meravigliosi musei. Vi è tutta una serie di strutture di potere, culturali e storiche, nonché di strutture legate alla giustizia e alla finanza.— Quindi lo scriverà un libro?
— Quando me ne andrò e finirà il mio mandato forse allora lo scriverò perché ci sono stati momenti e incontri unici che vale la pena ricordare. O anche solo delle opinioni, dei pareri sul ruolo attuale del Vaticano: al Vaticano interessa che i cattolici sparsi per tutto il mondo siano al sicuro. E che la sicurezza internazionale si basi non su qualche pratica illegale ma su una solida base giuridica. Per questo il Vaticano si è dotato anche di ottimi giuristi e ottimi diplomatici. Nel nostro ministero degli Esteri vi sono alcune migliaia di diplomatici, in quello del Vaticano sono 60. Ma lavorano al nostro stesso livello di competenza, capisce? Bisogna lavorare moltissimo per fare in modo che quei 60 diplomatici lavorino sulle stesse sottigliezze, le colgano al momento giusto e riescano a gestirle come fanno migliaia di collaboratori in Stati ben più grandi.
Io sono anche il rappresentante ufficiale della Federazione Russa presso l'Ordine di Malta. E ho consegnato loro le lettere credenziali firmate da Vladimir Putin. L'Ordine di Malta è una delle organizzazioni religiose internazionali più grandi al mondo e si occupa di attività benefiche: 130 ospedali civili e militari nel mondo, più di 100 reparti maternità. È l'organizzazione leader nella cura della lebbra e del diabete in Africa. In Russia è presente una rappresentanza ufficiale dell'Ordine di Malta dove lavora il mio analogo. Quando da noi la situazione era difficile, ad esempio negli anni '90, o, in generale, quando vi sono criticità, permettiamo ai rappresentanti dell'Ordine di Malta di prestare il loro aiuto. L'Ordine e il Ministero russo delle Emergenze collaborano in modo ottimale. Un esempio di questa collaborazione è stata la guerra in Siria. In alcune zone gli aiuti umanitari venivano garantiti dalla Russia, in altre dall'Ordine di Malta. Gli aiuti vengono distribuiti a tutti coloro che sono in difficoltà: ortodossi, cattolici e musulmani. Avevamo convenuto con l'Ordine di Malta che ci saremmo impegnati a prestare aiuto a tutti coloro che soffrivano. Attualmente l'Ordine di Malta è in buoni rapporti con la Società imperiale ortodossa di Palestina. Questo è molto interessante. Sebbene in Russia il governo sia separato dalla Chiesa, vi sono casi in cui i nostri interessi coincidono. In questi casi aiuto ben volentieri la Chiesa ortodossa russa se l'ambasciata può realmente fare qualcosa.— Per quanto riguarda le relazioni fra Russia e Vaticano a livello culturale e, in particolare, artistico, dei pittori russi avevano dipinto un ritratto del precedente Papa. Con il nuovo Papa si potrà ripetere una cosa simile?
Devo riconoscere gli sforzi profusi dal patriarcato di Mosca: ora le relazioni tra le due chiese sono molto buone. La ragione è, chiaramente, che il Vaticano (come il Papa ha dichiarato ufficialmente) ha interrotto la politica di proselitismo che veniva condotta 15-20 anni fa. Questa pratica è stata interrotta e definita peccato. Entrambe le parti (il Papa lo ha dichiarato pubblicamente) collaborano in ugual modo e mantenendo la propria unicità. Questo è importante per la Chiesa.
— Dunque si può dire che oggi entrambe le Chiese abbiano trovato il modo di lavorare insieme mantenendo la propria visione del mondo?
Una parte dell'intervista all'ambasciatore:
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