La prudenza è dunque d'obbligo. Ma, com'è noto, la leadership cinese attuale non fa passi avventurosi. E, del resto, la mossa annunciata, e ormai in azione, ha una lunga storia di tentativi di preparazione, che risalgono a un quarto di secolo fa. Il primo tentativo di questo genere risale addirittura al 1993, ma fallì a causa dell'estrema volatilità dei cambi di allora. Per meglio dire, fu stroncato dalle contromosse dell'OPEC.
Ci hanno pensato bene e a lungo, dunque, prima di lanciare il sasso. E non c'è dubbio che i grandi giocatori prenderanno le misure per rendere difficile il successo dell'operazione. In occidente abbondano gli scettici. La borsa petrolifera di Shanghai — si valuta — non decollerà fino a che lo yuan resterà sotto il controllo rigido del governo cinese. Gl'investitori esteri magari compreranno e venderanno petrolio in yuan, ma facendo riferimento alle variazioni del cambio dollaro-yuan. Sarà cioè una operazione di facciata, senza grandi conseguenze. Ma resta il fatto che la potenza industriale e commerciale cinese è in formidabile crescita e, in termini petroliferi, il 2017 ha visto la Cina diventare il primo importatore mondiale di petrolio del mondo intero, con 8,43 milioni di barili al giorno. E la domanda cinese è in stabile aumento.Dunque Pechino non è priva di strumenti per tenere sotto controllo i malintenzionati. La mossa di Xi Jinping avrà in ogni caso un enorme impatto planetario, visto che il petrolio resta la pietra miliare attorno alla quale ruota e ruoterà a lungo l'intera economia e finanza del mondo. È un conferma autorevole che le regole che hanno guidato il pianeta negli ultimi 50 anni stanno per cambiare, e sono già in via di cambiamento.
Le prossime mosse statunitensi dovranno essere lette attraverso questo prisma inevitabile, dettato dai rapporti di forza. L'impero del dollaro è sempre meno stabile, sebbene il controllo sia ancora nelle mani degli Stati Uniti. Anche sotto questo profilo la decisione degli esperti cinesi è illuminante del realismo con cui si sono mossi: è già stato deciso che l'oscillazione consentita dei prezzi dei futures di Shanghai non potrà superare il 4% in entrambe le direzioni, sopra e sotto il prezzo fissato al momento della chiusura della sessione precedente. La leadership cinese non si farà sorprendere da attacchi speculativi ai suoi danni.L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.
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