Una vittoria, soprattutto nel Veneto, di evidente portata storica. Anche la data scelta ha apportato un grande valore simbolico: era il 22 ottobre 1866 quando l'Italia con un discutibile plebiscito si annesse il Veneto. Ora, 151 anni dopo, i veneti, con il loro "si", dichiarano ad alta voce che quantomeno vogliono riprendersi la loro autonomia da Roma.
Per la Regione Veneto gli aventi diritto al voto, suddivisi tra le sette provincie venete, sono stati 4.068.560. In questo computo il governo ha preteso l'inserimento di circa 330.000 veneti residenti all'estero, cifra corrispondente all'8,11% degli aventi diritto al voto. Di certo non una condizione favorevole, considerando la scarsa probabilità che gli stessi residenti all'estero si siano potuti recare in Veneto per votare. Un dato, quindi, che nel conteggio finale ha determinato "in meno" la percentuale totale dei votanti.
Nonostante il quorum previsto per la validità del referendum fosse il 50 % + 1 degli aventi diritto al voto, la regione Veneto, ha puntato molto a superare abbondantemente il dato minimo prestabilito. Il partito Lega Nord nelle ultime settimane ha lavorato incessantemente sul territorio per una capillare informazione finalizzata a convincere il più possibile i veneti sulla bontà delle ragioni del voto.
Alle ore 12.00 al primo aggiornamento sull'andamento del voto si poteva già rilevare un'affluenza alle urne pari al 21,1% dei votanti.

Verso le 19.30 il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, dal Palazzo del Consiglio della Regione, comunicando l'andamento delle votazioni, nonostante esortasse a mantenere ancora la "massima cautela", le previsioni davano già segnali incoraggianti verso il raggiungimento del quorum necessario alla validità del referendum.
È stato solo dopo le ore 23.00, alla chiusura dei seggi, che il risultato è diventato realmente clamoroso con la palese vittoria dei "si": in Veneto si sono recati alle urne 2.326.815 cittadini, il 57,2% degli aventi diritto. Eventuali lievi aggiornamenti delle cifre indicate, non cambierebbero il risultato del voto. Il governatore Luca Zaia ha riferito "d'importanti attacchi hacker" sul programma informatico di calcolo.
Questa vittoria darà ora ai vertici della regione la possibilità di sedersi, legittimamente, al tavolo delle trattative con Roma con una posizione di favore, grazie all'ampio consenso popolare ottenuto, e reclamare l'autonomia su tutte le 23 materie contenute nell'istanza referendaria.

Sulla base di queste positive prospettive, il presidente Roberto Ciambetti in esclusiva a Sputnik Italia ha affermato:
"Noi riteniamo che i nostri cittadini debbano avere una miglior qualità di servizi. Noi ci confrontiamo con Germania, Austria.. purtroppo Roma non sempre riesce a garantire gli standard europei di servizi. Parliamo, quindi, di servizi e di una migliore qualità di vita che noi vorremmo dare ai nostri cittadini, anche perché se la meritano".
I dati della Lombardia, regione che a differenza del Veneto non aveva previsto il raggiungimento di un quorum obbligatorio, sono stati meno eclatanti: il 40% degli aventi diritto al voto.
L'elemento straordinario che accomuna le due regioni è sicuramente la percentuale dei "si" all'autonomia: il 98% in Veneto e il 95% in Lombardia, un autentico trionfo; un dato che indica quanto il desiderio di cambiamento abbia, di fatto, spinto gli elettori a recarsi alle urne.
A Venezia nel Palazzo del Consiglio regionale, in qualità di osservatore è stato accreditato il Ministro degli Esteri dell'Ossezia del Sud, Dmitri Medoev che ha voluto esprimere le sue impressioni:
"In Ossezia del Sud noi abbiamo già condotto cinque referendum e sappiamo bene l'importanza di questo evento. È molto interessante osservare come qui si svolgono le elezioni. Tutto il processo di voto è per noi di grande importanza".
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