La candidata della Linke, Sahra Wagenknecht, in una intervista al sito Ostexperte, ha gettato il guanto di sfida ponendo tre questioni cruciali per il futuro della Germania e per il suo ruolo-guida della disastrata Unione Europea. Nell'ordine: fine delle sanzioni contro la Russia; scioglimento della Nato e soluzione diplomatica della crisi ucraina.
Una tale piattaforma non era mai stata formulata neppure dalla forza di opposizione più radicale del parlamento di Berlino. La battagliera deputata ha precisato in dettaglio le misure da prendere con urgenza. Non solo cancellazione delle sanzioni contro la Russia, ma "ritiro della Bundeswher dal confine russo" e "scioglimento della Nato e sua sostituzione con un sistema di sicurezza collettiva insieme alla Russia".
La sicurezza europea, ha aggiunto la Wagenknecht, non può esistere "contro, ma solo con la Russia".
Posizioni come queste non hanno alcuna possibilità di scalfire le tetragone posizioni della Cancelliera, che procede a vele spiegate verso un rinnovo del suo mandato. Ma va tenuto in conto il fatto che posizioni analoghe, sebbene assai più sfumate, emergono dall'interno della socialdemocrazia. E questa è una novità che deve trovare una spiegazione.
Infatti per esempio Martin Shultz, candidato socialdemocratico, ex presidente del Parlamento Europeo, che si era caratterizzato coma campione di tutte le scelte Nato più aggressive degli ultimi tempi, post golpe di Kiev, ha cambiato rotta sollevando serie critiche nei confronti dell'Alleanza Atlantica a proposito della presenza in Germania di armi atomiche. "Trump vuole le armi nucleari, noi le respingiamo". Gli aveva fatto eco, prontamente, il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, definendo "giusta" la richiesta di "toglierle dal nostro paese".
Appare evidente che l'SPD cerca di guadagnare spazio elettorale, ma è significativo che lo faccia accentuando la sua distanza dagli Stati Uniti d'America e sottolineando anch'essa la necessità di migliorare i rapporti con la Russia. Recentemente lo stesso Sigmar Gabriel, in una intervista esclusiva al canale russo RT, si è spinto al punto da lodare la politica russa di "pacificazione e ricostruzione della Siria" come un esempio, anzi un "impulso", per la soluzione diplomatica della crisi in Ucraina.
Un invito clamoroso agli europei a interrompere l'ostilità nei confronti di Mosca. Come una tale posizione sia accolta in capitali europee come Varsavia, Vilnius, Riga o Tallinn è facilmente prevedibile. Ma è comunque evidente che la SPD ritiene che l'attuale linea europea non sia affatto popolare e che contrapporvisi pubblicamente può portare voti nelle asfittiche riserve politiche della sinistra.
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