L'agenzia di stampa ufficiale ha garantito che si tratta di una "bomba termonucleare di disegno avanzato" pronta per essere utilizzata su un missile balistico a raggio intermedio come il Hwansong-12 (che il 29 agosto ha sorvolato il territorio giapponese) o addirittura su uno a lungo raggio come il Hwansong-14 (che per ora arriva a 1.000 km ma con una tangenza operativa teorica di 10.000 km).
Per levare ogni dubbio, poco prima dell'esplosione erano state diffuse foto di Kim Jong Un mentre ispezionava un oggetto a forma di arachide che assomigliava a quelle che conosciamo come bombe termonucleari a due stadi fissione-fusione — o Teller-Ulam — con due protrusioni che suggeriscono un primo stadio a fissione ed un secondo a fusione. Inoltre, poco dopo l'esplosione è stata rilasciata una dichiarazione più tecnica con l'obiettivo di dimostrare che gli scienziati nordcoreani padroneggiano tutte le tecnologie necessarie per realizzare bombe a fusione.
Per fare un po' di chiarezza, le bombe atomiche sono basate sulla fissione di elementi pesanti e instabili, come l'isotopo 235U dell'Uranio e, più comunemente, l'isotopo 239Pu del Plutonio. Possono avere una potenza che va da qualche kT al record di 500 kT detenuto dal US Mark 18 "Super Oralloy Bomb" americano. Nei Paesi dotati di tecnologie adatte, le bombe atomiche sono state rapidamente soppiantate dalle ben più temibili, ma anche più complesse, bombe nucleari. Queste ultime si basano sulla fusione di Deuterio o di Trizio, 2D e 3T, gli isotopi più instabili dell'Idrogeno. Le bombe nucleari sono più devastanti di quelle atomiche, ma per innescarsi richiedono una temperatura elevatissima ed è per questo che vengono fatte esplodere grazie ad una bomba atomica inserita nella bomba nucleare stessa proprio con la funzione di detonatore. La maggior complessità della realizzazione è ripagata in termini di un effetto devastante superiore di interi ordini di grandezza. La bomba nucleare più potente mai realizzata è la bomba RDS "Zar" che il 30 ottobre 1961 ha sviluppato 50 MegaTon (MT), cioè 50.000 kT. L'Unione Sovietica avrebbe potuto portare l'esplosione addirittura a 100 MT rivestendola con uno scudo di Uranio impoverito, ma Nikita Khrushchev decise che, per fare paura agli americani, quel botto era già più che sufficiente.Si è trattato di una bomba termonucleare? Vediamo di capire cosa è successo veramente nel sottosuolo della Corea del Nord. E soprattutto, cosa potrà succedere nel prossimo futuro.
A differenza di tutti i test precedenti, sembrerebbe ragionevole pensare che stavolta la Corea del Nord sia riuscita sul serio a fare esplodere non una bomba atomica a fissione ma nemmeno una ben più micidiale bomba a fusione. L'analisi delle onde sismiche parrebbe più compatibile con l'intervallo di potenza caratteristico delle bombe accelerate. Inoltre, sembrerebbe più in linea con i tempi di sviluppo tecnologico già percorsi da Unione Sovietica e Stati Uniti che, in poco più di dieci anni dal primo test del 9 ottobre 2006, Pyongyang sia arrivata allo stadio di sviluppo corrispondente a questa classe di bombe.
Nei giorni successivi al test, non è però stata rilasciata alcuna comunicazione sulla natura di eventuali radionuclidi trasportati dall'atmosfera e rilevati dai sistemi di monitoraggio internazionale; né immagini satellitari in grado di dimostrare che il secondo evento sia stato provocato dal collasso della roccia soprastante il punto di esplosione.
Infine, l'Agenzia Internazionale sull'Energia Atomica registra una marea di furti, smarrimenti o contrabbando illegale di materiale radioattivo. Una parte di questo è proprio materiale utilizzabile direttamente, o previo ulteriore arricchimento, per le bombe atomiche e nucleari. Siamo assolutamente certi che, soprattutto negli anni dell'anarchia provocata dalla caduta del Muro di Berlino e prima che Vladimir Putin rimettesse in piedi il gigante russo, parte di questo materiale non sia finito proprio a PyongYang?
Se gli effettivi risultati scientifici e militari dei nordcoreani sollevano numerosi dubbi, risulta invece perfettamente chiaro il duplice obiettivo politico di Kim Jong Un.
Da una parte, il monopolio informativo dei suoi media sottopone continuamente i cittadini nordcoreani a minacce di aggressione da parte degli americani e dei Sud Coreani e li fa vivere in un perenne stato di terrore per giustificare un Paese sull'orlo del collasso economico e la povertà materiale e culturale in cui vengono mantenuti ed al contempo spingerli ad affidarsi al regime come unico baluardo a difesa dall'annientamento. Ma Kim ha mostrato di aver capito che la sua capacità di attaccare la Corea del Sud con armi convenzionali non è più sufficiente a garantirgli la sopravvivenza. Vuole evitare di fare la fine di Saddam Hussein o di Mohammar Gheddafi, attaccati e liquidati dopo aver accettato di smantellare il proprio programma nucleare. Per assicurarsi che la dinastia Kim rimanga al potere a tempo indeterminato gli è indispensabile poter minacciare (più o meno credibilmente) di poter distruggere non solo la Corea del Sud ma anche le basi americane e alleate nella regione per non parlare degli interessi giapponesi e del Mare Cinese Meridionale, che la Cina ora considera casa sua. In questo modo mette in atto la dottrina della escalation asimmetrica: previene il rischio di attacchi limitati e con armi convenzionali — ad esempio un attacco chirurgico volto a eliminare le basi militari, i siti nucleari, o la stessa leadership — minacciando una immediata ritorsione atomica.Questo obiettivo viene, più o meno razionalmente, condiviso ed amplificato proprio dai falchi americani e sudcoreani che nutrono le proprie richieste di ulteriori investimenti militari proprio soffiando sul fuoco della (vera o presunta) minaccia atomica nordcoreana. A questo punto, è inutile cercare di analizzare razionalmente i fatti se poi chi deve decidere si basa soprattutto sulle emozioni.
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