Prima dello scandalo delle quattro banche italiane salvate con i soldi dei creditori, in pochi sapevano che cosa fosse il fatidico bail-in. A conoscerlo bene invece erano il governo, la Banca d'Italia, senza il consenso dei quali non sarebbe stata formulata la direttiva in questione. Eppure, ora che è entrato in vigore il bail-in dalla Banca d'Italia parte la richiesta di revisione del trattato, firmato anni fa anche dall'Italia. Secondo Claudio De Rose, presidente onorario e procuratore generale emerito della Corte dei conti, il bail-in sarebbe addirittura "incostituzionale".

Ebbene, il danno è fatto e anche se la misura è entrata in vigore a gennaio, migliaia di italiani già lo scorso dicembre hanno potuto sperimentare sulla propria pelle questo nuovo meccanismo, perdendo i propri risparmi di una vita. Per fare chiarezza sulla questione, Sputnik Italia ha raggiunto Giulio Sapelli, professore ordinario di storia economica all'Università statale di Milano.
— Professore Sapelli, facciamo chiarezza: il bail-in è una misura scorretta per i correntisti e gli azionisti? Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia chiede di rivedere il bail-in. Claudio de Rose, procuratore generale della Corte dei conti lo definisce "incostituzionale".
— Il bail-in è una misura che non ha nessun senso, a differenza di quelle che sono le misure prese in situazioni di questo tipo, le famose Bad bank. Quella che fa scuola è la Bad bank creata alla fine degli anni '80 del ‘900 in Nord America in occasione della grande crisi che colpì le casse di risparmio. Si misero tutti i crediti insolvibili incagliati in un'unica grande banca con garanzia dello Stato e, avendo sgravato le banche di questi crediti non più esigibili, si provvide mano a mano in 20 anni a vendere questi crediti. È stata moto interessante questa esperienza storica, perché si è venuti poi a capo del fatto che 20 anni dopo lo Stato Americano ci guadagnò e riuscì a farsi ripagare questi crediti col tempo.
La proposta in questione del bail-in invece presentata dall'Europa e anche dal governo non crea un'unica Bad bank, ma autorizza le banche a servirsi delle società di recupero crediti. Ciascuna banca dovrebbe assicurarsi da sola di recuperare questi crediti. Tutto ciò quindi è molto più difficile. Inoltre c'è un aspetto, rifiutato già dagli esperti: non si può far ricadere sui sottoscrittori, soprattutto quelli più deboli, il fatto di ripagare i crediti inesigibili. Le prove generali di questo furono fatte, come vi ricorderete, con le banche di Cipro.
Anche lì l'Unione europea all'inizio chiese questa forma di bail-in, dove i depositanti sopra i 100 mila euro avrebbero dovuto ripagare loro le banche. Per la protesta che suscitò questa misura e per la situazione geostrategica a Cipro, dove molte banche erano legate alla Russia, l'idea fu abbandonata. Questa proposta è stata addirittura rifiutata dalla Banca d'Italia, che però così contraddice se stessa, perché senza il suo assenso non sarebbe mai stata formulata.
— A causa del bail-in, oramai entrato in vigore da gennaio 2016, il salvataggio delle banche avverrà quindi a spese dei cittadini e non dello Stato come prima, giusto?
— Si può dire esattamente così. Prima tutti gli altri salvataggi, soprattutto delle banche tedesche, parliamo di centinaia di miliardi di euro, venivano fatti a spese dello Stato. Il salvataggio delle banche ora, non solo nel caso italiano, ma toccherà credo anche alla Grecia, avverrà a spese dei cittadini. Questa è una spettacolare ingiustizia.
— Alla fin fine il bail-in è una legge assodata o verrà rivista, secondo lei, per via di tutte queste discussioni in merito?
— C'è una negoziazione ora dove si tenta di tornare indietro. Anche al recente incontro di Matteo Renzi con la Merkel si è trattato questo tema, ma c'è un'intransigenza da parte della diplomazia europea che è dominata dagli interessi tedeschi e che non vuole tornare sui suoi passi.
Naturalmente se la legge verrà applicata in questa forma, sarà un atto di grave ingiustizia e disparità nelle regole europee, che unito al conflitto sull'immigrazione, sarà un altro passo verso la disgregazione dell'Europa.
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