La Russia c'è e ha le idee chiare, come dimostra il discorso del presidente russo, che ha posto l'accento sull'importanza di lottare contro l'Isis creando una coalizione internazionale che coinvolga anche il governo di Assad. Il presidente Putin ha inoltre sottolineato, rivolgendosi all'Occidente, che è inaccettabile dire di voler combattere lo Stato islamico e allo stesso tempo finanziarlo, addestrare e armare i ribelli "moderati". Armare terroristi è un grosso errore ritiene Putin, perché i tagliagole potrebbero tornare nei Paesi di provenienza e continuare lì le proprie barbarie e violenze. Al di là delle ambizioni, l'importante sono gli interessi comuni e la cooperazione, ha ribadito Putin esprimendo la sua fiducia nella missione ONU.
Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione in merito Sergio Romano, editorialista del "Corriere della Sera", scrittore e diplomatico, che dal 1985 al 1989 ha ricoperto il ruolo di Ambasciatore d'Italia a Mosca.
— Come potrebbe commentare il discorso di Putin all'Assemblea Generale dell'Onu?

— Mi è sembrato molto realistico, in linea con le cose che ha fatto Putin nel corso delle ultime settimane. C'è stata un'accentuazione della politica russa in quest'ultimo periodo con l'invio di truppe, di materiali. Putin ha fatto sapere che la Russia era parte della questione e voleva continuare a farne parte, in altre parole non voleva essere trascurata, messa in un angolo, dimenticata. Mi pare che questo gli sia riuscito, perché certamente da quel momento tutti hanno capito che bisognava fare i conti con la posizione russa.
Dopodiché ha dato forza con l'intervento personale alle Nazioni Unite dopo una lunga assenza, anche questo ha contribuito a rendere la Russia in questo momento visibile. Il discorso di Putin non mi ha sorpreso, sono rimasto invece un po' più titubante di fronte al discorso di Obama.
— Possiamo concludere, soprattutto dopo i discorsi all'Assemblea dell'Onu, che la Russia è un punto di riferimento, se non protagonista per quanto riguarda la soluzione della crisi siriana?
— Non userei la parola protagonista, perché di protagonisti purtroppo ne abbiamo fin troppi. Sapevamo che la Russia aveva evidenti interessi in quella regione di tipo strategico, politico, ma anche perfettamente legittimi per ragioni di contiguità geografica. Non dimentichiamoci che la Russia è un Paese parzialmente musulmano, ci sono 25 milioni di musulmani e la Russia è circondata sulle sue frontiere meridionali e orientali da Paesi islamici.
Adesso sappiamo che la Russia si sta comportando, coerentemente a mio avviso, come un Paese che non vuole essere dimenticato.
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