Le sanzioni dell'UE e le contromisure intraprese dalla Russia hanno portato alla perdita di un vasto mercato. Trovarne un altro non è facile.
Nella Repubblica Ceca i produttori di latte stanno convocando una riunione anticrisi per lanciare una nuova campagna di marketing. In Francia il governo esorta i cittadini a comprare prodotti franesi. In Finlandia i fornitori del latte chiedono un aumento del prezzo, perché a seguito dell'embargo hanno già perso più di 200 milioni di euro.
Fin qui abbiamo parlato del latte, ma in altri settori dell'agricoltura la situazione non è meno dolorosa, sottolinea Vladmir Kozin.
"I polacchi, per esempio, vendevano alla Russia il 90% delle loro mele — circa 900 mila tonnellate. Adesso però non riescono a venderle in Europa neanche a 10 centesimi al chilo. Lo stesso riguarda il settore degli agrumi. Bruxelles non ha né forze né voglia di compensare ai produttori i loro danni. Tra poco dovranno versare il loro latte nei fiumi",
osserva il politologo.
"La misura più logica per aiutare i produttori sarebbe la revoca delle sanzioni, ma l'UE non lo farà, perché gli USA non lo permettono. I governi nazionali non hanno risorse necessarie, perché oltre ai produttoi agricoli ci sono anche i disoccupati. Quanti posti di lavoro sono già stati chiusi o verranno a mancare in seguito? Soltanto in Francia per la Russia lavoravano 100 mila persone".
Secondo il politologo, i dirigenti dell'Unione Europea intendono continuare a trascurare gli interessi delle aziende europee.
"La situazione, purtroppo, non cambierà fino a quando i problemi economici e sociali non costringeranno i governi d'Europa e la burocrazia europea a rivedere le loro ingiuste decisioni. Il processo però potrebbe diventare più spedito se la Russia irrigidirà le sue contromisure".
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