Il 28 febbraio si terrà una nuova udienza per la scarcerazione di Patrick Zaki, il ricercatore e attivista egiziano detenuto da oltre un anno al Cairo. Lo si apprende dai canali di Amnesty Italia, che augura che "questo incubo finisca presto e Patrick possa tornare in libertà".
🔴 Il 28 febbraio si terrà la nuova udienza sulla detenzione preventiva di #PatrickZaki, studente di @UniboMagazine. Speriamo questo incubo finisca presto e Patrick possa tornare in libertà #freepatrickzaki
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) February 26, 2021
La conferma arriva dagli avvocati di Zaki, menzionati su Facebook dalla pagina di un gruppo di attivisti per i diritti umani.
"La data dell'imminente udienza per il rinnovo della detenzione di Patrick George è prevista per il 28 febbraio, e presenteremo al tribunale documenti che dimostrano le condizioni di salute del padre", scrivono gli avvocati che sperano di poter far leva sull'ospedalizzazione del padre per ottenere la scarcerazione del ricercatore, in carcere senza processo dall'8 febbraio 2020.
Nell'ultima udienza il tribunale aveva deciso il prolungamento della carcerazione preventiva per altri 45 giorni. La famiglia ha promosso una petizione per chiedere al presidente della Repubblica Mattarella di concedere la cittadinanza italiana all'attivista, studente di master all'università di Bologna, raccogliendo oltre 167 mila firme.
Chi è Patrick Zaki
L'egiziano Patrick George Zaki, ventinovenne studente dell'Università di Bologna, è stato arrestato nel suo paese tra il 7 e l'8 febbraio del 2020.
Tra i capi d'imputazione a suo danno figura anche l'accusa di propaganda sovversiva su Facebook, definita fake news dai legali del ragazzo.
La sua famiglia non lo vede da inizio marzo e in passato ha denunciato torture ai suoi danni, mirate anche a estorcere al ricercatore confessioni sul suo rapporto con l'Italia e Giulio Regeni. Diverse udienze si sono svolte senza la presenza di Zaki né dei suoi legali.
All'inizio del mese di luglio, Riccardo Noury, rappresentante in Italia di Amnesty International, aveva sollecitato il governo Conte affinché chiedesse la grazia per i prigionieri di coscienza tra cui Zaki approfittando di un'amnistia concessa dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
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