Sebbene le esatte applicazioni pratiche e le ripercussioni siano ancora allo studio, lo scopo dichiarato della documentazione digitale del proprio stato COVID sarà quello di facilitare il rilancio della vita pubblica e aziendale dopo la serie di lockdown avvenuti nel Paese scandinavo a causa della pandemia.
Tuttavia, molti rimangono scettici, temendo che possa rappresentare di fatto una sorta di coercizione e da più parti si teme che non farà altro che rafforzare la diffidenza verso i vaccini.
Entusiasmo dei ministri e degli operatori economici
"In tre o quattro mesi, il passaporto Covid digitale sarà pronto ad essere utilizzato per cose come viaggi di lavoro", ha detto il ministro delle imposte Morten Bødskov, come citato dalla TV2 danese.
Le organizzazioni rappresentanti delle imprese danesi, molte delle quali hanno preso parte alla conferenza stampa del Governo, hanno elogiato l’iniziativa in maniera incondizionata e senza obiezioni sul fatto che tale prospettiva potrebbe finire per classificare i cittadini in ‘classi sanitarie’.
"Questo crea speranza ed è una luce alla fine del tunnel per molte aziende danesi", ha affermato Brian Mikkelsen, Direttore della Camera di commercio danese.
Dubbi tra i cittadini e nei partiti
Molti più dubbi vengono invece mostrati dai sondaggisti ed emergono tra i partiti politici. Secondo una recente indagine demoscopica del sondaggista Epinion, quasi la metà dei danesi (il 48%) concorda sul fatto che il passaporto digitale dovrebbe fungere da biglietto d'ingresso per ristoranti e caffè, mentre un terzo (il 31%) è contrario a questa idea, ha riferito la Radio Danese.

La divisione si applica anche ai partiti parlamentari. Mentre i conservatori dell'opposizione sono chiaramente a favore, citando la necessità di riaprire la società il più rapidamente possibile, tra gli stessi partiti di governo emergono dubbi. Tra gli altri, il Partito Social Liberale ha avvertito che il passaporto potrebbe rafforzare la riluttanza ai vaccini, in quanto potrebbe essere visto come una "coercizione indiretta".
La difficoltà di uscire dalla crisi
L’insorgere delle varianti mutate del virus hanno per altro frenato gravemente i piani di riapertura e in settimana il Parlamento danese ha approvato una modifica alla legge di emergenza la quale richiede a tutti i cittadini di entrare in una quarantena di 10 giorni e fare un test Covid.
I piani di vaccinazione danesi sono ancora avvolti dall'incertezza per via delle scarse disponibilità di vaccini nell'UE. Finora meno di 200.000 danesi, ovvero poco più del tre per cento della popolazione, hanno ricevuto la prima inoculazione e solo circa la metà di questi anche la seconda. Il piano è, tuttavia, che tutti i danesi debbano essere vaccinato entro la fine di giugno.
Finora, la Danimarca, una nazione di 5,8 milioni di abitanti, ha avuto quasi 200.000 casi di Covid-19 e 2.170 decessi.
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