La leader civile del Myanmar, Aung Suu Kyi, insieme al presidente della nazione e ad altri politici di alto profilo, sono stati arrestati il primo febbraio. Contestualmente le forze armate del Paese hanno dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno dopo l’accumulo di tensioni che ha seguito le elezioni di novembre.
La National League for Democracy, il partito guidato da Aung San Suu Kyi, ex prigioneria politica, ha guadagnato l’83% dei seggi disponibili. Questo ha indotto il Tatmadaw, le forze armate del Paese, a presumere che la votazione sia stata viziata da una frode elettorale. Gli sviluppi odierni si sono verificati nel giorno previsto per l’inizio dei lavori del nuovo parlamento.

Alla luce dei recenti sviluppi Sputnik propone una panoramica dei colpi di Stato militari che hanno scioccato il mondo negli ultimi 10 anni.
Mali
Il 18 agosto 2020 i militari hanno ammutinato in Mali, nello specifico in una base militare vicino alla capitale Bamako.
I ribelli esigevano riforme politiche, un passaggio di potere, nuove elezioni politiche e tenettero in ostaggio diversi ufficiali di alto profilo tra cui il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il primo ministro Boubou Cisse.
Il 19 agosto Keita sciolse governo e parlamento. I promotori del colpo di Stato crearono il Comitato nazionale per il salvataggio del popolo, guidato dal colonnello Assimi Goita, chiusero le frontiere del Paese e imposero un coprifuoco.
Il 27 agosto Keita fu liberato.
Dopo diverse trattative con i leader politici e i rappresentanti dei civili, il 12 settembre i militari malesi approvarono un compendio di leggi basilare e una tabella di marcia per il periodo di transizione.
Mali on Tuesday officially dissolved the CNSP military junta which overthrew former President Ibrahim Boubacar Keïta five months ago. https://t.co/Ngown3lHt7 pic.twitter.com/1EHUy90tC6
— Eons Intelligence (@eonsintelligenc) January 27, 2021
Il 25 settembre l’ex ministro della Difesa malese Ba Ndau prese il potere e divenne il presidente del Paese durante il periodo di transizione. La carica di vicepresidente fu riservata al colonnello Assimi Goita.
Sudan
Il presidente del Sudan Omar al-Bashir fu arrestato dai militari l’11 aprile 2019. Questo indusse il Consiglio militare di transizione a prendere il potere alla luce dei mesi di rivolte antigovernative.
🇸🇩 Exuberant crowds took to the streets of Sudan to celebrate the first anniversary of the uprising that toppled veteran autocrat Omar al-Bashir and to demand justice for slain protestershttps://t.co/wHXu4QwLtq pic.twitter.com/dWBPhNOo73
— AFP News Agency (@AFP) December 19, 2019
Omar al-Bashir aveva governato il paese per circa 30 anni. Era stato condannato a due anni di reclusione per diversi capi di imputazione di natura corruttiva e fu condannato per colpo di Stato militare nel 1989. Quest’ultimo evento gli garantì la carica di presidente. In qualità di generale dell’esercito del Sud, aveva guidato un manipolo di ufficiali a compiere il colpo di Stato finalizzato a deporre il governo eletto del primo ministro Sadiq al-Mahdi.
Nel mese di maggio del 2019 Bashir fu accusato di istigazione all’omicidio e coinvolgimento nell’omicidio di alcuni manifestanti. L’ex presidente fu altresì accusato di aver posto in essere condotte fraudolente in ambito finanziario e al momento sta scontando una pena detentiva di due anni nel penitenziario di Kober a Khartoum.
Zimbabwe
Il 15 novembre 2017 l’esercito dello Zimbabwe costrinse il presidente Robert Mugabe (1924-2019) a dimettersi dal mandato dopo averlo posto agli arresti domiciliari in modo da evitare che la moglie del presidente Grace gli subentrasse. Emerson Mnangagwa, il vicepresidente del Paese, divenne il nuovo presidente.

Il 6 settembre 2019 Robert Mugabe morì in una struttura ospedaliera di Singapore.
Burkina Faso
Il 16 settembre 2015 alcuni membri del Reggimento per la sicurezza del Presidente (RSP), un’unità militare indipendente creata durante il mandato del presidente Blaise Compaore, arrestò i membri del governo del Paese, incluso il presidente ad interim Michel Kafando, il primo ministro Yacouba Isaac Zida (ex vicecomandate dell’RSP) e numerosi altri esponenti politici.
In esito all’insurrezione di Burkinabe del 2014 fu creato un governo di transizione. In quell’occasione un movimento popolare depose lo storico presidente Compaoré che egli stesso aveva preso il potere in seguito al colpo di Stato del 1987 contro l’allora leader Thomas Sankara.

I politici arrestati nel 2015 furono poi rilasciati e i leader del colpo di Stato e le truppe a loro fedeli siglarono un accordo per evitare il prodursi di nuova violenza nella capitale Ouagadougou.
Tailandia
Alla luce di significative manifestazioni dell’opposizione e scontri di piazza, nel mese di maggio del 2014 in Tailandia si verificò un colpo di Stato promosso con l’idea di una riconciliazione nazionale dopo anni di conflitti politici tra i sostenitori e i detrattori del clan politico Shinawatra. Il colpo di Stato portò alla deposizione di Thaksin Shinawatra e di sua sorella Yingluck, entrambi ex primi ministri del Paese.

Il generale Prayut Chan-Ocha, comandante di fanteria, guidò il colpo di Stato e prese il potere in qualità di capo del Consiglio nazionale per la Pace e l’Ordine (NCPO), un governo militare con poteri legislativi. Da allora nel Paese operano un parlamento ad interim, che vede la presenza di politici designati da NCPO, e un governo controllato da NCPO stesso.

È stata proibita qualsivoglia manifestazione di attività politica per opprimere le crescenti critiche dell’opposizione. Nel mese di dicembre del 2018 NCPO revocò le restrizioni in materia di attività politiche e di manifestazioni in modo tale che i partiti politici potessero svolgere le proprie campagne elettorali. Il 24 marzo 2019 si tennero in Tailandia nuove elezioni parlamentari.
Egitto
Nel 2012 l’organizzazione internazionale Fratelli Musulmani, fondata nel 1929, riuscì a sfruttare l’incerta situazione politica egiziana venutasi a creare in seguito al rovesciamento dell’ex presidente Hosni Mubarak nel 2011. L’organizzazione nominò quindi un proprio membro, Mohamed Morsi, per le presidenziali di quell’anno.
Tuttavia, nel mese di luglio del 2013 in seguito a una crescente ondata di malcontento popolare dovuta alla leadership del movimento Fratelli musulmani, il generale capo dell’esercito egiziano Abdel Fattah al-Sisi portò al potere una coalizione che depose il presidente Morsi.
Il Cairo dichiarò fuorilegge il gruppo nel 2013 dopo che al-Sisi depose Morsi il quale era membro dei Fratelli. L’organizzazione dunque fu dichiarata terroristica.
Le nuove autorità ebbero tolleranza zero nei confronti del movimento: fecero arrestare Morsi e i leader dei Fratelli musulmani, dichiararono Adly Mansour, giudice supremo della Corte costituzionale, come presidente ad interim dell’Egitto.
Morsi e altre 100 persone furono condannate a morte nel maggio del 2015 con l’accusa di collusione con militari stranieri. La Corte di cassazione annullò le condanne.

Il 17 giugno 2019 Morsi morì all’età di 67 anni per un infarto occorsogli durante un’udienza in tribunale su un caso di spionaggio al Cairo.
Repubblica Centrafricana
Il 24 marzo 2013 la Repubblica Centrafricana (CAR) si trovò nel bel mezzo di sommosse popolari quando il suo presidente cristiano François Bozize fu deposto dai ribelli musulmani Seleka. Il leader dei ribelli, Michel Jotodia, si autoproclamò presidente mentre il deposto leader della CAR Bozizet fu costretto a fuggire in Camerun.
Tuttavia, i leader africani si rifiutarono di riconoscere Jotodia come presidente della CAR e il leader dei ribelli annunciò le proprie dimissioni il 10 gennaio 2014.

Da allora il Paese ha vissuto una ininterrotta fase di contrasti che vedono le milizie cristiane e musulmane combattere tra di loro e vendicarsi sui cittadini di uno o dell’altro schieramento.
Central African Republic #RCA top court confirms President Touadera's re-election | Reuters https://t.co/eSNLJ1d4ws pic.twitter.com/Zp1qJYlsiK
— gparzer (@gparzer2) January 28, 2021
L’elezione nel febbraio del 2016 del presidente Faustin-Archange Touadera, che aveva promesso il disarmo delle fazioni religiose in rivolta e il ritorno della pace nel Paese, non ha posto fine alle violenze.
Guinea-Bissau
Il 12 aprile 2021 si è verificato un colpo di Stato in Guinea Bissau prima del secondo turno delle elezioni presidenziali previste per il 29 aprile che vedevano contrapposti Carlos Gomes Junior e Kumba Iala.
Ex-PM of GBissau Carlos Gomes ousted in 2012 coup returns: Guinea Bissau then-presidential candidate Carlos Gomes Junior (C) flashes the victory sign after casting his vote on March 18, 2012 at a polling station in Bissau The ousted former prime minister… https://t.co/clsbIWaDbs pic.twitter.com/CLyCLYDsIr
— Sandton24.com (@sandton24_com) January 18, 2018
L’esercito prese il controllo sull’area centrale della capitale e promosse un attacco ai danni della residenza dell’ex primo ministro, il candidato alla presidenza Gomes Junior del Partito per l’Indipendenza di Guinea Bissau e Capo Verde (PAIGC).
Gomes Junior e l’allora presidente in carica Raymund Pereira furono arrestati. I membri del Consiglio militari guidarono il Paese finché si venne a creare il 15 aprile un Consiglio nazionale di transizione.
United Nations Security Council Resolution Number 2048 (2012) can help you better understand the political crisis in Guinea Bissau. Because these are the same general officers who facilitate the takeover of Sissoco.@eu_eeas @AUC_MoussaFaki @francediplo_EN @antonioguterres @UN pic.twitter.com/PSFMWBhBPe
— 🇬🇼Jair Dos Santos🇬🇼 (@Hypercutt) April 22, 2020
L’esercito sostenne di non avere sete di potere, ma di essere stato mosso dalla frustrazione riguardo un accordo segreto concluso tra le autorità del Paese e l’Angola in merito alla riforma dell’esercito.
Alla fine di aprile i leader deposti della Guinea-Bissau furono rilasciati e fuggirono dal Paese. In seguito al colpo di Stato, i rappresentanti della giunta militari e dei principali partiti dell’opposizione firmarono un accordo che dava inizio a un periodo di transizione di due anni.
Nel maggio del 2014, in seguito ai risultati del secondo turno elettorale, fu eletto presidente del Paese Jose Mario Vaz del PAIGC.
Cliccando sul bottone "Pubblica", conferisce il proprio pieno consenso all'utilizzo dei dati del proprio account Facebook perchè le venga data la possibilità di commentare le notizie sul nostro sito mediante l'utilizzo di questo account. Può consultare nel dettaglio le modalità di utilizzo dei dati nella sezione Informativa sull’utilizzo dei dati personali.
Può ritirare il proprio consenso cancellando tutti i commenti che ha scritto.
Tutti i commenti
Mostra nuovi commenti (0)
In risposta (Mostra commentoNascondi commento)