L’Oriente sembrava essersi autoimmunizzato contro il Coronavirus, ma a quanto pare non è esattamente così tanto che ad Hong Kong le autorità sono state costretta ad isolare l’intero quartiere di Yau Tsim Mong nel distretto Kowloon per un nuovo focolaio.
A differenza della nostra esperienza di contenimento però, in Asia i lockdown sono ferrei e militarizzati. A controllare le decine di migliaia di residenti del quartiere ci saranno ben 1.700 poliziotti che controlleranno ogni, varco per scongiurare che chi entra o esce sia autorizzato a farlo.
E tutto ciò avviene non per migliaia di casi, ma per “appena” 162 casi rilevati dall’1 al 20 gennaio, quindi neppure in un solo giorno.
Ma tanto basta per chiudere tutto ed evitare il peggio. Il lockdown è propedeutico, perché l’ex colonia britannica ora condurrà un test di massa sull’intera popolazione del quartiere Yau Tsim Mong.
Insomma, in Cina e nei suoi territori amministrati basta poco per chiudere, ma viene fatto in modo molto selettivo e allo scopo di tamponare tutti nel più breve tempo possibile ed a spese dello Stato.
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