A formulare la proposta, qualche giorno fa, era stato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis.
Oggi è stata la commissaria europea Ursula Von der Leyen a dirsi disponibile all’introduzione di un certificato che possa “identificare” le persone che si sono vaccinate contro il Covid.
“È un dovere medico rilasciare il certificato vaccinale”, ha detto ai giornalisti durante la sua visita nella capitale portoghese Lisbona.
Ma il fatto che “dia una priorità di accesso a certi servizi - ha aggiunto subito dopo Von Der Leyen - deve essere discusso a livello europeo”.
"La presidente sostiene che l'idea di adottare un certificato o un documento che sia riconosciuto dagli Stati membri sia una buona cosa", ha detto la portavoce Dana Spinant, citata da Sputnik.
"Si potrebbe pensare anche ad un documento diverso per ogni stato membro, ma se fosse riconosciuto da tutti, renderebbe più facili gli spostamenti e questa sarebbe una cosa positiva", ha chiarito. "Ma i diritti ai quali questo documento darà accesso è un fatto che dovrà essere discusso a livello europeo perché è una questione politica e legale".
Un primo summit sul tema, secondo quanto si apprende da Bruxelles, potrebbe essere programmato già per il 21 gennaio.
Lo scorso dicembre, però, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva messo in guardia sui rischi dell’adozione di “patenti di immunità” che dovrebbero assicurare la protezione contro il Covid dopo la vaccinazione o dopo aver contratto la malattia.
Eppure i colossi dell’informatica e le compagnie aeree stanno già lavorando ad applicazioni che consentano ai cittadini di registrare sulle piattaforme l’esito del tampone che attesti la negatività al virus, e, in futuro, quando il vaccino sarà disponibile per tutti, anche la prova dell’avvenuta immunizzazione, per poter tornare a viaggiare in sicurezza, ma anche accedere ai grandi eventi.
L’idea avanzata nei giorni scorsi dal premier ellenico era quella di adottare un “certificato vaccinale” standard per incrementare il turismo.
“Le persone che sono state vaccinate dovrebbero essere libere di viaggiare”, aveva scritto Mitsotakis alla presidente della Commissione Ue.
Una questione che sta particolarmente a cuore al Paese ellenico, in cui il turismo vale un quinto del Pil e dove l’economia è crollata del 10,5 per cento nel 2020 per colpa della crisi prodotta dal Covid.
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