L'Ungheria è di nuovo nei guai con la Corte europea di Giustizia, questa volta per violazioni del diritto Ue sull'accoglienza ed i rimpatri dei migranti.
La Corte europea contesta in una sentenza:
- le limitazioni dell'accesso alla procedura di protezione internazionale,
- il trattenimento irregolare dei richiedenti la protezione in zone di transito,
- la riconduzione in una zona frontaliera di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
In definitiva il comportamento dell'Ungheria per la Corte di Giustizia non rispetta le garanzie che circondano una procedura di rimpatrio.
Riconoscimento della protezione internazionale
Pronunciandosi sul caso di cittadini di Paesi terzi che dalla frontiera serbo ungherese chiedevano la protezione internazionale, la Corte ha stabilito che l'Ungheria è venuta meno all'obbligo di garantire l'accesso effettivo alla procedura di richiesta, rendendo impossibile la presentazione della domanda.
La Corte "ricorda che la presentazione di domanda di protezione internazionale, prima della sua registrazione, del suo inoltro e del suo esame, costituisce una tappa essenziale nella procedura di riconoscimento di tale protezione, e che gli Stati membri non possono ritardarla in modo ingiustificato. Al contrario, devono garantire che gli interessati possano essere in grado di presentare una domanda, anche alle frontiere, non appena ne manifestino la volontà".
L'obbligo imposto dall'Ungheria ai richiedenti protezione internazionale di restare in luogo di transito, per i giudici europei costituisce un trattamento "instaurato al di fuori dei casi previsti dal diritto dell'Unione". Pertanto è respinto l'argomento secondo cui la crisi migratoria possa giustificare "una deroga a talune norme delle direttive 'procedure' e 'accoglienza" al fine di salvaguardare l'ordine pubblico".
Rimpatrio
La Corte contesta infine all'Ungheria di esser "venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva 'rimpatrio'", non avendo rispettato il diritto dei richiedenti protezione internazionale a restare nel territorio dello Stato membro dopo il rigetto della domanda, "fino alla scadenza del termine previsto per la presentazione di un ricorso".
L'Ungheria dovrà conformarsi alla sentenza della Corte di giustizia europea per evitare sanzioni dalla Commissione Ue.
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