Se le minacce di guerre tradizionali sono potenziali, il confronto digitale avviene ogni giorno, è il monito di Graziano, secondo cui sul fronte cyber bisogna rispondere ora, non domani.
“Oggi tutto è tecnologia: nel mondo digitale è difficile tracciare il confine tra la dimensione civile e quella militare. L’Unione ha stanziato fondi rilevanti per migliorare la capacità di reazione e garantire una sovranità tecnologica nei confronti di Stati Uniti e Cina anche in questo settore. La prospettiva è quella di arrivare a una infrastruttura Ue per la difesa cibernetica, basata su unità di risposta rapida. Ma serve un passo in più: ci vuole una legislazione comune, mentre oggi ogni Paese ha regole diverse. La reazione agli attacchi cyber richiede la collaborazione tra aziende, militari, strutture di polizia e di intelligence. Un coordinamento complesso e difficile a livello di singole nazioni, che noi miriamo a rendere europeo. Ma mentre chi gestisce o ispira le aggressioni telematiche non rispetta nessuna legge, noi dobbiamo essere in grado di rispondere rispettando i principi giuridici delle nostre democrazie. E per questo c’è urgenza di dotarci di regole comuni”, ha spiegato il generale in un’intervista a Repubblica.
Difesa europea e Nato
Riguardo al dibattito in corso sulle ambizioni dell’Europa della Difesa, Graziano ha sottolineato come, al netto delle differenti posizioni dei singoli Paesi, “il tema comune è l’autonomia strategica, ossia la capacità dell’Unione di condurre operazioni europee più ambiziose”.
“Bisogna però evitare ogni ambiguità: non si tratta di affrancarsi dall’Alleanza atlantica, quando possibile la collaborazione con la Nato è sempre auspicabile. L’autonomia serve per potere agire da soli: nel Mali e più in generale nel Sahel, con la missione navale Irini per far rispettare l’embargo della armi dirette verso la Libia o con l’operazione Atlanta contro la pirateria. C’è un grande spazio per l’Europa nella gestione delle crisi perché la Nato è un’alleanza soltanto militare mentre l’Unione dispone potenzialmente di strumenti politici, economici, diplomatici, militari e di intelligence che gli permettono di andare alla radice dei problemi”, ha precisato.
Asse franco-tedesco
Per Graziano l'asse franco-tedesco come motore della Difesa europea “è una realtà, con Parigi più impegnata nella sicurezza e Berlino nell’economia”, ma "c'è tutto lo spazio per il ruolo di altri Paesi".
“Non dobbiamo però guardare a quello che fanno gli altri, ma a quello che ciascun Paese può fare: a quanto si è disposti a mettersi in gioco. La missione Unifil che ha posto fine all’ultima guerra in Libano, e che io ho avuto l’onore di comandare, è nata in Europa per iniziativa italiana. Anche oggi c’è tutto lo spazio per il ruolo di altri Paesi: dipende dalla volontà di impegnarsi. In Libia, ad esempio, l’Europa ha perso occasioni per rispondere velocemente. È un conflitto che ho vissuto in prima persona e sento particolarmente. Però le occasioni non sono finite”, ha rimarcato il generale.
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