In risposta al rilevamento di una versione mutata del coronavirus in alcuni esemplari di visoni, il Governo danese aveva ordinato lo sterminio dell’intero patrimonio degli allevamenti di tutta la Danimarca. Almeno 15 milioni di capi, l’intera industria del visone del Paese annientata da una risoluzione che ha scatenato una delle più grandi crisi politiche della nazione che era la più grande esportatrice mondiale di pelliccia di visone.
A peggiorare la situazione, e montare ulteriormente le polemiche, nonché scatenare macabro sarcasmo sui social, era giunta la settimana scorsa la notizia delle carcasse dei visoni abbattuti che, gonfiandosi per effetto della naturale putrefazione, erano riemerse dalle fosse sabbiose e poco profonde in cui erano state frettolosamente seppellite, senza evidentemente rispettare le norme igieniche del caso.
I timori che fosforo e azoto possano essere rilasciati in grandi quantità nel terreno circostante le fosse comuni, contaminando l'ambiente e rappresentando una minaccia per la popolazione non meno inquietante della mutazione del coronavirus, hanno indotto il nuovo Ministro danese dell'alimentazione, Rasmus Prehn, a sostenere l'idea di riesumare gli animali abbattuti e bruciarli.
"L'idea di sbarazzarsi dei visoni e bruciarli, l'ho avuta sin dal primo giorno", ha detto Prehn citato dal quotidiano Jyllands-Posten, pur ammettendo che una tale mossa avrebbe prima bisogno dell'approvazione dell'agenzia ambientale del Paese.
La maggioranza del parlamento danese ha appoggiato l'iniziativa di riesumare e cremare. Inizialmente, l'amministrazione veterinaria e alimentare danese aveva esaminato altre opzioni oltre alla sepoltura, ma le aveva scartate a causa di problemi pratici e logistici.
I visoni infetti sono classificati come "rifiuti pericolosi clinici", che richiedono misure speciali per la ricezione e lo smaltimento a causa del rischio di infezione. Diversi impianti di incenerimento danesi sono autorizzati a incenerire questo tipo di rifiuti, ma solo in piccole quantità. E questo, ovviamente, richiederebbe "molta manipolazione e impegno logistico", ha ammesso il ministro dell'Ambiente Lea Wermelin.
Gli ambientalisti hanno anche accusato i problemi connessi alle fosse comuni vicino a laghi, riserve idriche e falde, temendo una contaminazione delle acque.
Alcune delle carcasse sono già state spostate, ha informato Rasmus Prehn. Sia il ministro dell'Ambiente Lea Wermelin che il ministro dell'alimentazione Rasmus Prehn hanno riconosciuto e deplorato gli errori commessi durante il processo.
“Alla chiara luce del senno di poi, si potrebbe pensare: Santo Cielo - come è potuto succedere? Ma oramai è successo e nessuno lo ha fatto apposta”, ha detto Prehn.
Sebbene la Danimarca sia spesso elogiata per il suo alto tenore di vita, ha attirato critiche internazionali a causa del suo atteggiamento nei confronti degli animali. Nel 2014, lo zoo di Copenaghen soppresse una giraffa di 18 mesi considerata inadatta all'allevamento e la diede in pasto ai leoni di fronte a una folla sbalordita che includeva bambini, nonostante le proteste in tutto il mondo e le numerose suppliche di altri zoo che desideravano fornire all'animale un nuova casa. Tredici razze di cani sono vietate in Danimarca e soppresse non appena individuate, inclusi i bulldog e i pitbull.
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