Negli Stati Uniti l’elezione del Presidente non è diretta. Vengono eletti dei Grandi Elettori, cioè dei delegati. A ciascuno Stato è attribuito un numero di grandi elettori equivalente al numero dei suoi rappresentanti al Congresso (due per Stato) più il numero dei rappresentanti che ha diritto di mandare alla Camera dei deputati (in proporzione alla popolazione).
In totale i grandi elettori sono 538. Per vincere la corsa presidenziale bisogna quindi arrivare a conquistare 270 grandi elettori.
Questi grandi elettori tuttavia sono semplici cittadini selezionati dai partiti e che non dovranno fare altro, il 14 dicembre, che presentarsi a loro volta a votare per il candidato che sostengono.
Ed ecco il primo punto del dilemma.
14 dicembre – elezione effettiva del Presidente
Tecnicamente in questo momento non è stato ancora eletto alcun Presidente, sono stati eletti solamente i 538 elettori che dovranno scegliere il Presidente. Certamente è impensabile che una ventina di elettori di Biden possano cambiare idea e passare a Trump (le elezioni passate hanno dimostrato che la media delle defezioni per elezione è minimale) tuttavia dal punti di vista formale, ma anche legale, sarebbe corretto definire già ora Biden Presidente?
Il ruolo del potere giuridico
Altro punto importante – sono in corso dei contenziosi, riconteggi, mancate certificazioni definitive, accuse di brogli, nonché c’è il mancato riconoscimento da parte di Trump della sconfitta. Tutto questo può essere irrilevante, ma come averne la certezza?
Non sarà la Corte Suprema a doversi pronunciare? Riconoscere un candidato prima che lo faccia il sistema giuridico non significa di per sé non riconoscere il potere giuridico di una determinata nazione? In questo contesto si inserisce quando detto da Peskov, il portavoce della Presidenza russa ai media stamante, secondo il quale sarebbe prematuro e per certi versi non rispettoso nei confronti del potere giuridico americano congratularsi già con Biden.
Anche dal punto di vista diplomatico va considerato che attendere una investitura ufficiale non comporta grandi rischi, congratularsi con un Presidente scavalcando Corte Suprema e magari trovarsi con dei riconteggi dall’esito imprevedibile potrebbe essere nefasto. Nel 2000 tutti attesero in buon ordine che Gore riconoscesse definitivamente l’esito della decisione della Corte e concludesse:
“La Corte Suprema ha parlato. Non ci devono essere dubbi: pur restando in forte disaccordo con la decisione accetto la irrevocabilità del risultato”.
Ma era il 14 dicembre del 2000, le elezioni si svolsero il 7 novembre.
Il ruolo della GSA
Altro aspetto da non sottovalutare – il ruolo della General Services Administration (GSA). La transizione presidenziale è un momento critico e cruciale in una democrazia, come quella americana, tipicamente caratterizzata dallo ‘Spoil System’ – quella pratica cioè di cambiare tutti gli alti dirigenti della pubblica amministrazione al cambiare del Governo.
Tale delicato processo è regolato dal Presidential Transition Act del 1963 e dai suoi emendamenti che stabiliscono che la transizione inizi ufficialmente quando si conosce il risultato delle elezioni.
La transizione termina il 20 gennaio con il giuramento del nuovo Presidente ma inizia solo dopo che il vincitore della corsa presidenziale è stato ‘accertato’ dalla GSA, l'agenzia governativa con sede a Washington responsabile della gestione della proprietà federale e del supporto al funzionamento di base delle agenzie federali.
Ora, il punto è – la GSA ha accertato che ha vinto Biden?
Emily Murphy, la responsabile della GSA, ha scritto lunedì in una lettera a Biden che appena ora potrà iniziare a mettere a disposizione alcune risorse e servizi post-elettorali per assistere in caso di transizione presidenziale.
"Prendo seriamente questo ruolo e, a causa dei recenti sviluppi che coinvolgono sfide legali e certificazioni dei risultati elettorali, trasmetto oggi questa lettera per mettere a vostra disposizione quelle risorse e servizi", ha scritto la Murphy.
La lettera del capo GSA fa seguito all’accettazione da parte di Trump non dei risultati elettorali ma, come egli stesso ha scritto su Twitter, all’accettazione dei protocolli necessari nell’interesse della Nazione:
“... continuiamo a combattere, e credo che alla fine vinceremo! Tuttavia, nel migliore interesse del nostro Paese, raccomando che Emily e il suo team facciano ciò che deve essere fatto rispetto ai protocolli iniziali, e ho detto al mio team di fare lo stesso”.
...fight, and I believe we will prevail! Nevertheless, in the best interest of our Country, I am recommending that Emily and her team do what needs to be done with regard to initial protocols, and have told my team to do the same.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 23, 2020
Ma quello di Trump non è un riconoscimento di sconfitta, né quella della Murphy un ‘accertamento’ del nuovo vincitore.
Il problema della transizione che comunque va preparata
Il 20 gennaio è la data segnata in Costituzione per l’insediamento del Presidente. Il 14 dicembre la data della chiamata dei Grandi Elettori. È possibile rimandare? No, non è mai successo. Si può rimandare al limite fino al 14 dicembre, come avvenuto per il contenzioso Bush-Gore del 2000, ma non oltre.
Complessivamente, un presidente eletto deve nominare circa 4.000 incaricati politici, inclusi 1.200 individui che necessitano dell'approvazione del Senato degli Stati Uniti. Secondo una scheda informativa del Center for Presidential Transition, il team di transizione del 2016 di Trump ha avuto 328 incaricati delle revisioni di 42 agenzie governative.
Nel 2008, il team di transizione del presidente Barack Obama aveva 349 addetti alla revisione delle allora 62 agenzie governative.
La GSA per altro è una burocrazia tentacolare datata 1949 che ora ha 12.000 dipendenti e un budget di 21 miliardi di dollari. Funziona in gran parte dietro le quinte per supportare altre entità federali, con la responsabilità di gestire gli spazi degli uffici federali, procurarsi forniture e migliorare l'uso della tecnologia in tutto il governo.
La GSA fornisce un team di transizione presidenziale con spazi per uffici a Washington e coordina l'accesso alle agenzie federali per pianificare potenziali cambiamenti politici con gli attuali funzionari dell'amministrazione, utilizzando 6,3 milioni di dollari stanziati per sostenere tali sforzi.
Il processo di transizione è fondamentale perché consente a una nuova amministrazione di iniziare a considerare come implementerà le sue priorità prima di assumere l'incarico e consente ai funzionari in arrivo di accedere a informazioni riservate.
A tale proposito basti pensare che il rapporto della Commissione sull'11 settembre sostenne che il processo di transizione abbreviato dopo le elezioni del 2000 avrebbe contribuito all'impreparazione della nazione per gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001.
E proprio questo è uno dei punti dolenti. Se è vero che Biden ha tutta la libertà di selezionare il suo staff di governo, indipendentemente dal supporto attuale ridotto della GSA, è anche vero che, per esempio, l'ufficio del direttore dell'intelligence nazionale (ODNI) non ha ancora avviato riunioni di alto livello con lui proprio perché, ha esplicitamente comunicato un portavoce dell’intelligence, l’Agenzia non agirà fino a quando la GSA non darà via libera definitivo.
"ODNI segue le direttive statutarie fornite nel Presidential Transition Act, che richiede l'accertamento del candidato da parte dell'amministratore della GSA prima di supportare una potenziale transizione presidenziale. ODNI non avrà contatti con alcun team di transizione fino a quando non sarà informato dall'amministratore GSA", ha detto il portavoce.
In questo contesto vale la pena ricordare le parole di Peskov di questa mattina:
"In primo luogo, il presidente eletto deve essere ufficialmente annunciato. Per altro, l'attuale presidente stesso deve riconoscere i risultati delle elezioni, e tutte le azioni legali devono essere completate. Solo dopo che i risultati saranno ufficialmente riassunti ci si potrà congratulare con Biden. Ma finora, è ovvio che questo non sia ancora avvenuto".
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